Unità nella lotta antimperialista. Processo di Roma – Comunicato dei militanti delle BR-PCC Cappello Maria, Grilli Enzo, Grilli Franco, Lori Flavio, Marini Fausto, Matarazzo Fulvia, Minguzzi Stefano, Ravalli Fabio e dei militanti rivoluzionari: Bencini Daniele, Prudente Cesare, Pulcini Carlo, Vaccaro Vincenza, Venturini Marco letto in aula e allegato agli atti

Le Brigate Rosse per il Partito Comunista Combattente ribadiscono la centralità dell’attacco allo Stato, alle sue politiche dominanti che lo oppongono alla classe, poiché il piano classe/Stato è il binario principale su cui si costruiscono i termini della guerra di classe.

Per i comunisti la questione dello Stato è prioritaria nel definire la conduzione dello scontro, a maggior ragione per la funzione che rivestono gli Stati in questa fase dell’imperialismo; quindi l’attacco al cuore dello Stato fino al suo abbattimento costituisce il primo elemento programmatico delle Brigate Rosse e oggi si materializza nella parola d’ordine dell’attacco al progetto controrivoluzionario e antiproletario demitiano.

In unità programmatica con l’attacco al cuore dello Stato vive l’attacco all’imperialismo, che oggi per le Brigate Rosse si concretizza con il contributo alla costruzione/consolidamento del Fronte Combattente Antimperialista. L’attacco all’imperialismo, nelle sue politiche centrali, in una politica di Fronte, è cioè l’altro asse programmatico su cui s’impernia l’attività rivoluzionaria delle Brigate Rosse, asse che ha assunto un peso rilevante con l’approfondirsi della crisi del modo di produzione capitalistico in questa fase dell’imperialismo, crisi che comporta l’adozione di misure concertate da parte di tutti i paesi e in primo luogo gli USA, sul piano economico/politico/diplomatico/militare, sia a livello interno che internazionale. Si è reso cioè evidente che, stante l’attuale livello di integrazione/interdipendenza delle economie dei paesi della catena imperialista ed i conseguenti livelli di coesione politico/militare, è necessario indebolire e ridimensionare l’imperialismo nell’area per realizzare un processo rivoluzionario, sia che si tratti di rivoluzione socialista, sia che si tratti di liberazione nazionale. In questo senso cioè, il consolidamento della politica di Fronte costituisce un salto nella lotta proletaria e rivoluzionaria.

Per le Brigate Rosse, la tematica dell’antimperialismo deve imperniarsi intorno allo sviluppo di politiche di alleanza con tutte le forze rivoluzionarie che combattono l’imperialismo in quest’area geopolitica (europea, mediorientale, mediterranea) alfine di costruire offensive comuni contro le politiche centrali dell’imperialismo. Più precisamente, si tratta di lavorare a concretizzare, in successivi momenti di unità, l’attacco all’imperialismo all’interno del criterio politico secondo cui l’attività del Fronte non deve essere impedita dalle peculiarità d’analisi e di concezione politica delle diverse forze rivoluzionarie che vi lavorano, né tantomeno discriminare l’attività del Fronte come unica attività rivoluzionaria, ma deve stringere l’unità realizzabile nell’attacco pratico.

Per questo affermiamo insieme alla RAF che non si tratta di fondere ciascuna Organizzazione in un’unica organizzazione, ma di costruire la forza politica e pratica per attaccare l’imperialismo.

Il Contributo della RAF e delle BR al Fronte dimostra come le differenze storiche e di percorso, non possono e non devono costituire un ostacolo al praticare una effettiva politica di alleanza, un contributo questo che costituisce al tempo stesso un salto in avanti nella costruzione del Fronte, perché si inserisce nella necessità di superare il primo periodo sostanzialmente di propaganda della necessità del Fronte stesso, misurandosi invece con la definizione più precisa della sua proposta politica, uscendo così dalle secche del genericismo.

L’approdo al testo comune RAF-BR, e soprattutto l’attività che lo sostanzia, sancisce questo salto di qualità e determina il primo passaggio dell’offensiva comune contro le politiche di coesione dell’Europa Occidentale all’interno dell’interesse generale della catena imperialista, concretizzatasi con l’attacco a Tietmeyr, sottosegretario alle finanze della RFT e uomo chiave delle decisioni politiche e degli indirizzi economici concertati. Un’offensiva destinata a toccare i punti chiave delle politiche di coesione che si esprimono sul piano economico/politico/diplomatico e controrivoluzionario.

La chiarezza degli obiettivi, il realismo politico nell’impostazione della politica di Fronte ne determinano la valenza, che va oltre l’unità immediata raggiunta, perché apre la prospettiva politica dello sviluppo del Fronte sull’attacco all’imperialismo, non solo tra le forze europee, ma con tutte le forze rivoluzionarie che combattono nell’area, avvicinando concretamente l’unità che già esiste oggettivamente tra le lotte nel centro imperialista e i movimenti di liberazione nella periferia.

Sono le politiche di coesione tese a compattare i paesi dell’Europa Occidentale all’interno degli interessi del blocco, il cuore dei progetti centrali dell’imperialismo, i quali si dispiegano su tre fronti principali.

Il piano delle politiche economiche: attraverso la concertazione delle politiche economiche di supporto alla crisi (nonché di sostegno alla formazione monopolistica e al movimento finanziario) tra cui assume sempre maggiore importanza, specialmente negli USA, la politica di riarmo, in cui anche l’ambito europeo è centralizzato in sede NATO da organismi preposti allo scopo.

Il piano politico diplomatico: costituisce l’aspetto principale della coesione politica dell’Europa Occidentale. In questa fase, ha la funzione di ricucire/sancire le forzature militari operate dagli USA nella fase precedente (anche allo scopo di indirizzare gli alleati a tale compattamento). Un piano, quindi, complementare e non alternativo ai bombardamenti e agli atti terroristici statunitensi e sionisti, finalizzato a «normalizzare» l’area mediorientale con iniziative di supporto e ricucitura al piano Schultz/Shamir, sulla pelle dei popoli libanese e palestinese. In questo quadro rientra anche la proposta CEE del «Piano Marshall» per il Medio Oriente, in cui Israele dovrebbe assumere un ruolo meno compromesso, dalla sua attività terroristica e di polizia finora svolta negli interessi dell’imperialismo occidentale. Un complesso di fattori tesi in ultima istanza, a rideterminare posizioni di forza e di vantaggio per l’imperialismo occidentale, all’interno degli equilibri Est/Ovest.

Il piano controrivoluzionario: è teso principalmente contro l’attività antimperialista del Fronte delle forze rivoluzionarie che combattono contro l’imperialismo. Non si tratta però solo di repressione internazionale concertata, ma si avvale dei progetti politici mirati a contrastare la guerriglia. All’interno di ciò vanno inquadrati i progetti di «soluzione politica» per la guerriglia, che con sfumature diverse, sono presenti in Italia, Germania Occidentale, Spagna.

Sulle parole d’ordine dell’attacco al progetto demitiano e della costruzione delle alleanze nel Fronte Combattente Antimperialista contro le politiche di coesione dell’Europa Occidentale, le Brigate Rosse per il Partito Comunista Combattente lavorano a ricostruire i termini politici e militari dell’andamento della guerra di classe, che in questa fase rivoluzionaria si concretizzano in una conduzione dello scontro tesa a ricostruire le forze rivoluzionarie e proletarie e gli strumenti politico organizzativi per sostenere lo scontro prolungato contro lo Stato.

Su questi termini programmatici le Brigate Rosse per il Partito Comunista Combattente lavorano alla parola d’ordine dell’unità dei comunisti.

 

Onore a tutti i compagni e combattenti antimperialisti caduti!

 

I militanti delle BR-PCC: Cappello Maria, Grilli Enzo, Grilli Franco, Lori Flavio, Marini Fausto, Matarazzo Fulvia, Minguzzi Stefano, Ravalli Fabio. I militanti rivoluzionari: Bencini Daniele, Prudente Cesare, Pulcini Carlo, Vaccaro Vincenza, Venturini Marco

 

Roma, 13 ottobre 1988

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