Sull’arresto di Curcio e Franceschini

Compagni, domenica 8 settembre i compagni Renato Curcio e Alberto Franceschini sono caduti nelle mani del SID. I comunicati che questo ha emesso e le manipolazioni della stampa ci inducono ad alcune precisazioni: la cattura di Curcio e Franceschini non è avvenuta, nel modo più assoluto, in seguito alla delazione o defezione di membri della nostra organizzazione, né quantomeno per opera di infiltrati. Ma essa non è neanche da attribuire alle tanto sbandierate virtù investigative dei carabinieri e dei poliziotti torinesi, che non sono mai stati in grado di attuare alcun controllo sui movimenti dei due compagni.

La loro cattura è avvenuta in seguito ad un’imboscata tesagli attraverso Silvano Girotto, più noto come “Padre Leone,” il quale sfruttando la fama di rivoluzionario, costruita ad arte in America latina, presta l’infame opera di provocazione al soldo dei servizi antiguerriglia dell’imperialismo.

Ma se il potere riesce con “brillanti operazioni” a colpire qualche nostro militante non riuscirà a neutralizzare la forza politica della nostra proposta strategica: la lotta armata per il comunismo.

Compagni, se la borghesia usa le stragi nei comizi e,sui treni, scatena sempre più la polizia contro i proletari, ricorre ai servizi antiguerriglia internazionali, questo non è una prova di forza, ma dimostra la sua paura e la sua incapacità a risolvere la crisi di regime che, oggi più che mai, è la crisi della sua egemonia sul proletariato.

Alla richiesta di potere che sale dalle lotte del proletariato i servi nostrani dell’imperialismo USA rispondono con le bombe, la polizia e la disoccupazione.

Il movimento ha un’unica strada per rispondere: organizzarsi sul terreno della lotta armata per portare l’attacco al cuore dello stato.

 

BRIGATE ROSSE
Settembre 1974

 

Fonte: Soccorso Rosso, Brigate Rosse, Feltrinelli, Milano 1976

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