Mercoledì 15 aprile nei pressi di Pont St. Martin, Aosta, è stato arrestato l’anarchico Luca Bertola nel corso di una operazione congiunta di polizia e carabinieri. Luca è stato arrestato su mandato della procura di Ivrea che sta conducendo le indagini sui fatti accaduti durante il funerale di Edoardo Massari, suicidatosi in cella nel carcere Le Vallette di Torino.
Che qualcuno abbia mandato un giornalista all’ospedale con le ossa rotte non è avvenimento di tutti i giorni, e la cosa non poteva di certo passare inosservata. Quanto avvenuto quel giorno, durante i funerali di un anarchico, non ha semplicemente dato a Daniele Genco un lungo periodo di riposo, durante il quale costui avrà tempo per riflettere sulle conseguenze pratiche della parola, sugli inconvenienti del mestiere, sulla proterva indifferenza che ha dimostrato persino di fronte all’esplicita richiesta fatta a giornalisti e speculatori di ogni genere di non farsi vedere a quel funerale. I fatti di Brosso hanno soprattutto fatto infuriare i diretti padroni di questo cronista-sciacallo i quali, comprensibilmente, non amano veder bastonare i propri servi più zelanti. Se ai giornalisti non verrà assicurata protezione, chi pubblicherà le veline degli organi inquirenti? Chi elogerà il loro operato? Di fronte alla protesta corale degli organi di informazione, preoccupati che per una volta è la vulnerabilità dei loro addetti ad aver fatto notizia, le autorità hanno promesso in breve tempo di identificare e punire, identificare e punire, identificare e punire.
L’autorità giudiziaria di Ivrea, nelle persone del procuratore capo Giorgio Vitari e del gip Emanuela Gai, ha così emesso tre ordini di custodia cautelare contro altrettanti anarchici, uno soltanto dei quali (quello contro Luca appunto) è stato eseguito. Irreperibili gli altri due anarchici, di cui la polizia non ha voluto fornire le generalità. Per tutti e tre le accuse sono di lesioni gravi. Per uno di loro, a conoscenza – dicono – del fatto che Genco testimonierà per l’accusa nel processo che si terrà lunedì prossimo ad Ivrea contro diversi manifestanti per gli scontri del dicembre 1993, ci sarebbe l’aggravante di aver minacciato un testimone di un procedimento penale. Ci saranno per la stessa vicenda altri denunciati, ma a piede libero.
Un’ultima considerazione. I cacainchiostro, non paghi del ruolo da sciacalli che hanno giocato in particolare in questa vicenda, continuano imperturbabili a scrivere le loro nefandezze: come da copione sulle pagine dei loro giornali hanno già condannato i tre incriminati, definiti ad esempio “picchiatori” dalla Stampa.
Tutta la nostra solidarietà ai compagni incriminati.
Per comunicare con Luca, l’indirizzo del carcere in cui è stato rinchiuso è il seguente:
LUCA BERTOLA – Loc. Les Iles 150 – 11020 BRISSOGNE (AO)
17 Aprile ’98
El Paso occupato
Né centro né sociale né squat