La sera dell’11 marzo 1975 il compagno Vito Principe è caduto a Napoli.
Il fatto che Vito sia morto dilaniato da una carica di esplosivo ha scatenato le iene borghesi e riformiste. Ricordare come gli ‘incidenti di lavoro’ capitano purtroppo ai compagni che si muovono sul terreno della lotta armata, sarebbe superfluo se non fosse per far tacere queste luride carogne.
Nel 1970 Vito Principe ha lavorato entusiasticamente con il Movimento Studentesco napoletano in tutte le esperienze di lotta, antifasciste, accademiche, antirepressive, e trasse da questa esperienza quanto di positivo poteva offrire. Non è un’accettazione ideologica del marxismo, ma la scoperta di esperienze pienamente realizzate di vita diversa, di diversi rapporti umani e politici.
È in questo anno e in quelli immediatamente successivi che matura il salto qualitativo che lo porterà nel 1973 ad essere un’avanguardia reale del movimento. In questo periodo Vito paga sulla propria
pelle il vivere da comunista; il distruggersi come intellettuale borghese segna il suo momento cruciale di crescita. Per lui l’essere un compagno, l’essere un comunista diviene sempre più un fatto
complessivo, vissuto fino in fondo, in tutti i suoi aspetti (…).
È tra i primissimi compagni dei Nuclei Armati Proletari; il suo contributo è enorme, il suo lavoro è preziosissimo. È un altro salto di qualità che Vito compie e con piena coscienza. (…)
Il suo stile di lavoro, la sua serietà fatta di azioni e non di professioni di fede, la sua ricerca di unità reale, non formale, la sua decisione sono ora il patrimonio di tutti i compagni che hanno lottato e
lavorato con lui.
Nuclei Armati Proletari
Napoli marzo 1975
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