“La morte di un reazionario è più leggera di una piuma. Quella di un rivoluzionario è più pesante del monte Tai!!!” (Mao)
A UMBERTO CATABIANI “ANDREA” CON AMORE RIVOLUZIONARIO!
L’irriducibilità dei comunisti, la scienza e la pratica rivoluzionarie, l’amore e la forza, piegheranno e distruggeranno la borghesia imperialista; costruiranno la società liberata dalla schiavitù del lavoro salariato!
Questo percorso Umberto Catabiani “Andrea” ha compiuto, passo dopo passo, coerentemente in tutta la sua vita di avanguardia comunista.
Vogliamo parlare di lui, ricordarlo ai compagni più giovani, affinché il suo impegno, il suo amore rivoluzionario, la sua morte costruisca un nuovo slancio nel tortuoso cammino di emancipazione dallo sfruttamento, di milioni di uomini e donne.
Umberto è figlio di proletari, il suo amore rivoluzionario, la sua volontà di rompere la miseria dello sfruttamento, trovano proprio nella sua condizione sociale la prima ragione di esistere.
La sua militanza inizia da giovanissimo nelle file della FGCI, poi nell’Associazione Nazionale Partigiani del suo paese, di cui diventa segretario proprio per la sua capacità di interpretare le aspirazioni comuniste di una intera generazione di proletari che ha lottato per costruire una società senza classi, aspirazioni e lotte che nonostante il revisionismo del PCI abbia tentato di soffocare vivevano e vivono tra la sua gente.
Tutta la vita e la militanza di Umberto si è costruita in quella prima battaglia politica CONTRO L’IDEOLOGIA DELLA SCONFITTA rappresentata dal revisionismo del PCI, e ciò che l’ha guidata sempre (fino alla fine) in modo coerente.
Nei primi anni ’70 è già organizzatore e dirigente delle lotte del proletariato versigliese, e fondatore dei primi gruppi che rompevano ideologicamente e politicamente con il revisionismo impadronendosi della scienza marxista-leninista. Anche nelle file dei gruppi m-l conduce una dura lotta contro l’opportunismo e lo spontaneismo soggettivista, contribuendo all’affermazione dell’idea-forza della LOTTA ARMATA come strategia di emancipazione sociale.
Fonda la Brigata d’Assalto Dante di Nanni interpretando il livello più maturo dell’antagonismo e della tradizione di lotta del proletariato toscano. Nel ’77 viene catturato e condannato a quattro anni di carcere imperialista. È il primo periodo di attuazione della strategia differenziata, le lotte del proletariato prigioniero si scagliano contro la differenziazione per la conquista del programma politico immediato, lotte incentrate sull’isolamento e la conquista della socialità interna e esterna. Dentro a queste lotte Umberto, insieme ad altre avanguardie comuniste costruisce la prima Brigata di Kampo a Volterra; Brigata che dirige il combattimento e le iniziative del proletariato prigioniero […] (cinque parole illeggibili sulla fotocopia [ndr]) rivoluzionaria continua incessantemente anche a fronte della repressione, dei pestaggi e dei ricatti personali. Trasferito nel carcere isola di Pianosa sviluppa il suo contributo nel lavoro di ricostruzione di lotte, programmi rivoluzionari e liberazione che erano state interrotte dalla infiltrazione dell’infame prezzolato Paghera. Questo periodo nella vita e nella militanza di Umberto è stato ricchissimo: confronto politico, lotta, studio, coscienza più chiara dei compiti che si andava ad assumere. Con questo bagaglio di esperienza rivoluzionaria accumulata, inizia il lungo lavoro di costruzione della Colonna Toscana delle Brigate Rosse. Enorme è stato il suo contributo al processo di costruzione del Partito Comunista Combattente e della linea politica per la conquista delle masse alla Lotta Armata per il Comunismo.
Questo Umberto ha sintetizzato nel costante rapporto con la classe, perché questo oggi la classe esprime e ci impone come comunisti: unità e ricomposizione. Su questi punti irrinunciabili: unità di tutti i comunisti nella costruzione del Partito Comunista Combattente e ricomposizione politica di tutto il Proletariato Metropolitano nella definizione più matura della corretta strategia rivoluzionaria. Umberto ha lavorato con slancio rivoluzionario in questi ultimi mesi.
La sua ultima battaglia politica, condotta con grande lucidità e vigore è stata contro il soggettivismo d’organizzazione e contro tutte le teorie e le pratiche che impediscono e rallentano lo sviluppo del processo rivoluzionario.
LAVORARE PER L’UNITÀ DEI COMUNISTI NEL PARTITO COMUNISTA COMBATTENTE E PER L’UNITA’ DELLE MASSE SUL PROGRAMMA RIVOLUZIONARIO!
È stato questo l’impegno che si era assunto il compagno Andrea ed è questo l’impegno che ci siamo assunti e che ci assumeremo con sempre maggiore forza contro tutte le tendenze erronee e le pratiche soggettiviste avventuriste e frazioniste.
La caduta del compagno Andrea non rappresenta una perdita solo per le Brigate Rosse, tutto il proletariato ha perso uno dei suoi figli migliori, un quadro comunista generoso ed intelligente. Ma se è vero questo, se è vero che per ogni compagno che muore è come se morisse una parte di noi stessi è anche vero che la scomparsa di un compagno, chiunque esso sia non lascia “vuoti incolmabili” nello sviluppo del processo rivoluzionario.
Quello che la borghesia nei suoi sogni vuole configurare come realtà è un processo rivoluzionario impersonificabile con singoli compagni e “capi”, come ogni giorno ci propinano gli organi della controguerriglia psicologica: nella realtà è esattamente l’opposto. Ogni compagno, ogni rivoluzionario è necessario, nessuno è indispensabile. La morte del compagno Andrea pesa oggi dentro ogni proletario, dentro ogni rivoluzionario, ma la sua figura di comunista, la sua esperienza il suo contributo continueranno a vivere in ogni lotta del proletariato metropolitano e nello sviluppo del processo rivoluzionario.
Lo schifoso tentativo che le serpi della controguerriglia psicologica cercano di compiere sul compagno Andrea è quello di descriverlo, e con lui ogni comunista combattente, come una “belva” braccata, impazzita, isolata dal resto della classe operaia e ormai solo capace di gesti disperati è quello di costruire anche attraverso la sua morte, così come si è costruita sui mass-media la gestione della tortura, l’immagine di onnipotenza dello Stato imperialista, la deterrenza di cosa accade a chi osa ribellarsi alla barbarie imperialista, a chi osa combattere il regime della schiavitù del lavoro salariato.
Allo stesso modo con cui tentano di accreditare, con i pidocchi, i tradimenti, le confessioni l’immagine di un’avanguardia combattente allo sbando, completamente sganciata dalle dinamiche della classe, i pennivendoli della borghesia. imperialista cercano di contrabbandare il comportamento coerente e lucido del compagno Andrea fino alle sue più estreme conseguenze, come ulteriore dimostrazione degli “ultimi sussulti” disperati di una guerriglia ormai sconfitta.
Ma per quanto insidiosi questi tentativi sono destinati a fallire miseramente, non possono occultare il profondo legame che, nonostante errori e ritardi unisce le avanguardie comuniste combattenti al movimento proletario. E oggi proprio a partire da questo legame profondo e indissolubile tutti i comunisti insieme a tutte le altre componenti in embrione del Sistema del Potere Proletario Armato, ridefiniscono in un dibattito profondo e articolato i propri compiti e la definizione più matura di un programma e di una strategia rivoluzionaria adeguata ai nodi attuali imposti dallo scontro e dalla necessità-capacità di farli vivere dentro ogni lotta proletaria.
L’esistenza, il percorso politico e la stessa morte del compagno Andrea incarnano la volontà del proletariato metropolitano di non arrendersi, di non piegarsi di fronte all’offensiva della borghesia imperialista, del regime della miseria e dello sfruttamento.
La sua morte è una scelta lucida e coerente di chi ha scelto di dedicare la sua vita a combattere contro la borghesia imperialista e per la liberazione del proletariato metropolitano dalla schiavitù del lavoro salariato.
La tortura, l’eliminazione fisica e politica di migliaia di proletari prigionieri dentro le carceri con l’articolo 90, i […] (parola illeggibile [ndr]) ed i pestaggi, la morte dei comunisti non riusciranno a fermare lo sviluppo del processo rivoluzionario, non riusciranno ad impedire che migliaia di proletari prendano il posto lasciato dal compagno Andrea. Andrea, un fiore è sbocciato e questo fiore, nonostante la violenza […] (parola illeggibile [ndr]) posta dalla borghesia imperialista, i comunisti, i proletari continueranno a coltivarlo fino alla Vittoria!
Per il Comunismo!
ONORE AL COMPAGNO UMBERTO CATABIANI “ANDREA” CADUTO COMBATTENDO PER IL COMUNISMO!!!
AVANTI CON LA COSTRUZIONE DELLA COLONNA TOSCANA UMBERTO CATABIANI “ANDREA”!!!
COSTRUIRE L’UNITÀ DEI COMUNISTI NEL PARTITO COMUNISTA COMBATTENTE!!!
COSTRUIRE L’UNITÀ DELLE MASSE SUL PROGRAMMA RIVOLUZIONARIO!!!
26/5/82
Per il Comunismo
Brigate Rosse
per la Costruzione del PCC
Fonte: Fedeli alla linea, Red Star Press, Roma 2015.
Ho poca esperienza del carcere (Volterra e Murate di FI), ma quando era attiva la lotta armata ci andavano piano con i pestaggi senza serie motivazioni. Chi ha buone orecchie intenda! gli esempi non mancano e chi non li conosce si informi. Mi piacerebbe sapere che fine ha fatto Agrippino Costa. Saluti anarchici Gianni
Ciao Gianni, Agrippino Costa è su facebook. Se hai un account puoi scrivergli lì!