Gli apologeti della borghesia, nel loro delirio onnipotente, sono arrivati a sancire la fine della storia, azzerata dalla vittoria su scala planetaria della economia di mercato e della democrazia occidentale. Le stesse contraddizioni aperte dal “superamento di Yalta”, dalla “bancarotta del socialismo reale”, dai “nuovi assetti geopolitici centroeuropei”, vengono liquidate come gli ultimi sussulti di una prospettiva storica in cui la linea di orizzonte del Nord del mondo è ormai destinata a coincidere con il punto di vista della pacificazione imperialista. Ma la storia è ancora e sempre tutta da combattere, anche nel cuore dell’Europa imperiale. Lo hanno esemplarmente dimostrato i militanti della RAF, attaccando il centro di quella enorme ragnatela di interessi e di potere intessuta dalla Deutsche Bank da Francoforte a Tokio, da Londra a New York. Colpendo Alfred Herrhausen la guerriglia non solo ha eliminato il vertice di una delle maggiori concentrazioni finanziarie multinazionali (e la “personificazione dello stesso capitalismo tedesco”, secondo De Benedetti) ma ha portato l’attacco ad un esponente di primo piano di quel personale politico impegnato ad elaborare, pianificare e gestire le direttrici strategiche che governano lo sviluppo dei vari livelli di integrazione del blocco europeo occidentale. «Er War ein guter Kamarad, ein Freund und ein deutscher Patriot». Per Kohl il presidente della Deutsche Bank era senza dubbio “un buon camerata”. Herrhausen, oltre ad ispirare le più significative mosse politico-diplomatiche della RFT volte ad accelerare il processo di unificazione CEE attorno all’asse privilegiato Bonn/Parigi, aveva sempre appoggiato la CDU da vero “amico” e, come un autentico “patriota tedesco”, aveva garantito la trasformazione della Ostpolitik da elemento qualificante del programma socialdemocratico a fattore di rilancio, con i 10 punti di Kohl, della vecchia formula di Adenauer sulla «Germania unita in una Europa unita». Oggi infatti il patriottismo tedesco dei grandi complessi bancari/industriali non contraddice ma esalta l’urgenza di bruciare le tappe intermedie delle politiche di coesione in ambito CEE per giungere ad una effettiva centralizzazione decisionale, preliminare alla massiccia penetrazione nelle aree di mercato apertesi all’Est. In questo senso va vista anche la ridefinizione politica del ruolo e delle prerogative della NATO e, più in generale, dello stesso rapporto fra Europa ed USA. Una concertazione indispensabile, sia per coordinare modi e tempi di intervento delle multinazionali e contenere gli effetti di una corsa concorrenziale agli investimenti e alla concessione di crediti che si ripercuota sugli equilibri monetari alla vigilia della virtuale unificazione monetaria europea occidentale, sia – e soprattutto – per il condizionamento politico delle dinamiche, dagli esiti ancora imprevedibili, scaturite dalla crisi dei paesi del patto di Varsavia. La parola d’ordine è stabilità. Il potenziale dirompente di una situazione economica e sociale in rapidissimo movimento è ben noto alla borghesia imperialista. Ragioni storiche e politiche antiche e recenti stanno facendo convergere sull’Europa centrale una serie di contraddizioni di vastissima portata. In particolare la RFT si va definendo non solo come fattore trainante del processo di integrazione europea, ma come la base di partenza per quella marcia all’Est che impone retrovie politico-sociali assolutamente pacificate. Per questo l’azione della RAF, grazie all’obiettivo e al momento in cui è stata vittoriosamente condotta, ripropone al punto più alto dello scontro l’iniziativa rivoluzionaria e internazionalista della guerriglia in Europa. Per questo l’attacco di Francoforte conferisce alla costruzione del Fronte antimperialista combattente una prospettiva di sviluppo che, disarticolando le politiche di coesione del nemico, rende possibile l’apertura di nuovi spazi al dispiegarsi della lotta di classe nella metropoli, premessa indispensabile alla rottura dell’accerchiamento cui sono sottoposte le lotte di liberazione e i processi rivoluzionari nella periferia.
Tutto il nostro sostegno militante alle compagne e ai compagni della Rote Armee Fraktion!
Tutto il nostro sostegno all’attacco della guerriglia contro Herrhausen!
Lottare insieme!
Giuliano De Roma, Ario Pizzarelli, Patrizia Sotgiu
Roma, 13 dicembre 1989