Firenze – Dichiarazione dei militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente Maria Cappello e Fabio Ravalli

Il rilancio che le BR hanno operato in questi anni di ritirata strategica dei termini complessivi dell’attività rivoluzionaria, le prospettive politiche che questo ha aperto sia sul terreno del rapporto classe/stato che sul terreno dell’antimperialismo, ha determinato uno spostamento in avanti del piano di scontro rivoluzionario. Un movimento consapevolmente prodotto e calibrato dalle BR rispetto ai rapporti di forza generali fra le classi e al rapporto imperialismo/antimperialismo.

L’elemento di forza di questo rilancio è costituito dal fatto che si è forgiato all’interno delle condizioni della controrivoluzione degli anni ’80, quindi con delle caratteristiche di crescita il cui portato politico si è reso subito tangibile nel dispiegamento pratico della attività rivoluzionaria per la sua capacità di dialettizzarsi in termini di direzione/organizzazione con le istanze più mature dell’autonomia di classe, di costituire cioè il catalizzatore delle componenti rivoluzionarie e proletarie vive del paese; nel contempo di proporsi, sul piano dell’antimperialismo, come forza rivoluzionaria autorevole, non solo per il contributo già operato su questo terreno, ma soprattutto per il contributo al rafforzamento e consolidamento della politica del Fronte combattente antimperialista. Questo il dato politico centrale nella dialettica rivoluzione/controrivoluzione che ha indotto lo stato a ridefinire contromisure per contrastare il portato politico della proposta delle BR al movimento di classe, al proletariato. Più precisamente, misure che siano in grado di “gravare” e divaricare il terreno alle aspettative che si sono create nell’ambito operaio e proletario.

Il processo alle “BR toscane” si inserisce in questo quadro. Un processo contro le BR letteralmente costruito: attraverso la ricattabilità (purtroppo) della condizione proletaria, si è agito sulla debolezza di alcuni per elevarli al “rango” di collaboratori, in modo da avere una base materiale al fine di determinare una pagante deterrenza politica e militare nei confronti di quei compagni e componenti proletarie che si dialettizzano con la proposta rivoluzionaria, o che comunque non accettano supinamente la pubblicistica della controguerriglia. Una costruzione che, in ultima istanza, obbedisce al dettato politico democristiano di: sempre e comunque prevenire. L’attività delle BR è sullo sfondo e a questa ci riferiamo, come militanti delle BR-PCC, e rivendichiamo la giustezza e l’interezza di questa attività e segnatamente l’attacco contro Lando Conti, uomo di punta nelle politiche di riarmo nonché caldeggiatore degli interessi sionisti. Un attacco che ha segnato una tappa importante per la definizione politica/programmatica e la costruzione/consolidamento del FCA (Fronte Combattente Antimperialista) come marcatamente dimostra l’attacco, su base politica unitaria tra RAF e BR, contro Hans Tietmeyer.

Come le leggi della guerra dettano, con la cattura di alcuni militanti, lo stato batte la grancassa per avere dei risultati politici da poter ribaltare su tutti i piani dello scontro: dal messaggio spicciolo che i carabinieri sono più forti, alla ratifica politica suggerita dai servizi che nulla più esiste, alle pressioni giudiziarie sui militanti dell’organizzazione catturati, e in special modo sui militanti rivoluzionari al fine di romperne l’omogeneità e la tenuta.

 

I militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente – Maria Cappello, Fabio Ravalli

 

Firenze, 25/11/1988

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