Nel secondo comunicato abbiamo detto: “Ad ogni azione repressiva che il padrone tenterà di mettere in atto nei confronti dei lavoratori a seguito della lotta che stiamo conducendo, sarà risposto secondo il principio: per un occhio due occhi, per un dente tutta la faccia.”
Poco dopo un nostro compagno, Della Torre, è stato licenziato. Così:
– Pellegrini dopo essersi trovato la macchina abbrustolita NON SI È PIU’ FATTO VEDERE IN FABBRICA. Lo spione sembra aver accettato “disciplinatamente” la sentenza emessa dal Tribunale del Popolo.
Se è così, gli faremo grazia. Intanto gli ricordiamo che di questi tempi stare coi padroni, contro gli operai, costa sempre di più.
Poi è stata la volta di:
-Loriga avvocato prof. Enrico, il boia che ha firmato per conto della direzione la lettera di licenziamento del compagno Della Torre, che pur avendo parcheggiato la sua Alfa Romeo lontano da casa, non è sfuggito all’applicazione del verdetto che, anche per lui, il Tribunale del Popolo aveva emesso.
Alle 13.05 di martedì 8 dicembre 1970 (e non di notte come scrive il “Corriere della Sera”) di quel po’ po’ di macchina non è rimasto che un rottame.
Due milioni andati in fumo. A questo personaggio, nuovo “duro” delle trattative, non è la prima volta che gli operai, a modo loro si intende, gli esprimono “riconoscenza.”
Infatti, già quando era capo del personale alla Carbosarda (Sardegna) in seguito ai grandi meriti “proletari” acquisiti, i nostri compagni sardi di Carbonia, dopo avergli messo al collo un bel cartello (come gli operai della IGNIS hanno fatto con i provocatori fascisti a Trento) lo hanno caricato su un docile asinello e lo hanno portato a “visitare” il paese, scortandolo però, perché non gli succedessero incidenti, con un lungo corteo.
Una bella festa proletaria insomma, che solo quelli come lui non hanno capito, visto che, presi dal terrore, mormoravano: “ma questa è la gogna!”
Ora all’Enrico Prof. Avv. Loriga, intendiamo dare un consiglio. Se dovesse incontrare difficoltà a recarsi al lavoro a guadagnarsi il panettone, c’è sempre l’asinello verso il quale garantiamo clemenza.
Mentre per l’asino…!
Ed ora due notizie. La direzione ha proletarizzato le macchine dei dirigenti. Infatti recentemente ha consigliato a tutti i dirigenti della Bicocca di fare uscire dai parcheggi interni i loro preziosi macchinoni e posteggiarli vicino alle scassate utilitarie degli operai, lungo i vialoni.
Come aveva promesso la direzione nel “comunicato a tutti i dirigenti” ecco qui le “opportune misure”! Un’ulteriore prova del fatto che il capitale garantisce solo i suoi profitti. La seconda notizia riguarda “il secondo della lista”, lo spione Palmitessa, che da un po’ di tempo è “caduto in malattia.” Gli auguriamo una pronta guarigione.
Infine due parole su questioni di fondo. La lotta attiva contro la repressione padronale, intesa come attacco diretto alla struttura personificata del potere, non deve farci dimenticare che il potere, oltreché sui suoi servi, si regge anche sulle “cose” e sulla “produzione.”
Vale la pena cominciare a riflettere. Per concludere:
-Della Torre in fabbrica
-Pellegrini a casa. Nel frattempo il conto rimane aperto. Per la rivoluzione comunista.
BRIGATA ROSSA
N.B.: Il “Corriere della Sera” cerca di far credere che la macchina abbia subito lievi danni. Forse l’avv. Prof. Loriga non è dello stesso parere!
Dicembre 1970
Fonte: Soccorso Rosso, Brigate Rosse, Feltrinelli, Milano 1976
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