COMUNICATO DELL’ARAF [AZIONE RIVOLUZIONARIA AUTONOMIA FEMMINISTA]

L’aborto libero e gratuito è un obiettivo politico che le masse popolari femminili hanno inserito nell’ambito di una finalità rivoluzionaria assai più ampia: quella della liberazione delle masse popolari.
La condizione di subordinazione totale a cui è soggetta la donna è frutto di una società i cui essenziali valori strutturali sono il potere ed il profitto; intendendo questi due termini nel loro senso più totale e profondo. La discriminazione sessista è discriminazione razziale e classista e queste a loro volta agiscono sulle masse popolari in maniera onnicomprensiva e totalizzante. Donne, negri, prostitute, omosessuali, proletari, detenuti sono i nostri alleati politici.
La normativa parlamentare che regola l’aborto è stata uno squallido spettacolo della cricca padronale e social-riformista che agiscono attraverso i partiti legalitari.
Con l’approvazione degli articoli 2 e 5 la donna non ha il diritto di gestire in maniera completamente autonoma il proprio corpo e la propria vita. Con l’introduzione di emendamenti straccioni non si è minimamente toccato la sostanza della legge liberticida. L’articolo 5 bis, infatti, allarga la responsabilità della donna, ma l’autodeterminazione è negata e spetta al medico la decisione se la donna debba o non debba abortire. Pertanto si sono provocatoriamente create confusioni giuridiche e politiche. Autoresponsabilità non significa autodeterminazione. Il significato legiferante dell’autoresponsabilità consiste in una sottile manovra repressiva per cui la donna diventa poliziotto di se stessa.
Il medico-poliziotto dovrà indagare su un campo economico e sociale che è assolutamente estraneo alla sua presunta competenza di sanitario. Ecco quindi che il medico, reso pubblico ufficiale, diventa anello della catena repressiva dello Stato di polizia.
La celerità con cui il problema dell’aborto è emerso a livello politico culturale, sociale non è ascrivibile alla maggiore sollecitudine delle centrali politiche di potere, bensì alla decisa, cosciente, combattiva posizione assunta dalle masse femminili e dall’autonomia femminista che hanno costretto e inciso in maniera estremamente volitiva sull’acquiescente, abulica, reazionaria politica patriarcale. Sono le donne che hanno dato la sveglia al chiuso e bigotto mondo delle sezioni e delle commissioni di partito, provocando e mettendo in luce i torbidi intrallazzi di potere riscontrabili nelle alleanze opportunistiche fra partiti borghesi, sempre pronti ad unirsi di fronte al “pericolo” rivoluzionario, usando l’arma della dittatura fascista.
In questa ottica va vista l’alleanza DC-PCI-MSI volta a negare l’autodeterminazione politica, psicologica, fisica della donna. La spersonalizzazione operata dal sistema di profitto e di potere è ormai giunta a livelli nazisti: le donne, le masse popolari sono state derubate anche dell’ultima, inalienabile proprietà: quella del loro corpo.
ALL’ATTACCO PER LA CRESCITA DELL’AUTONOMIA FEMMINISTA.

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