Compagni, proletari detenuti nel manicomio “lager” di Aversa qui è il gruppo Sergio Romeo dei N.A.P. che vi parla.
Questo gruppo è penetrato questa notte, evitando la sorveglianza degli agenti di custodia – servi prezzolati al servizio della borghesia – per issare la bandiera rossa sui tetti di una delle strutture più criminali dello stato borghese; per dimostrare ai nemici di classe del proletariato la nostra determinazione e volontà di lotta; e ai proletari sequestrati negli istituti psichiatrici giudiziari – con la sola accusa di essere emigrati, disoccupati, poveri, e quindi ladri, rapinatori, assassini – la nostra presenza armata quale sola garanzia di vigilanza agli omicidi, alle sopraffazioni, alle morti bianche sui letti di contenzione.
Il boia Ragozzino, i boia dirigenti di tutti i manicomi giudiziari e i loro collaborazionisti sono i nostri più importanti – in questa fase dello scontro di classe – sorvegliati speciali; noi vogliamo la destituzione di tutti i persecutori e torturatori del proletariato schiavizzato, ricattato e incarcerato da un sistema interclassista teso a salvaguardare unicamente gli interessi delle classi economicamente privilegiate.
Compagni, proletari, detenuti nel 3“lager 3” di Aversa noi vi invitiamo a denunciare i nomi delle persone che ogni giorno particolarmente si distinguono nell’applicare senza scrupoli le leggi della sopraffazione e della repressione per metterci nella condizione di ripagarli con la stessa moneta.
Il governo ha approvato in questi giorni la legge sull’ordine pubblico, a noi non rimane che rispondere con l’organizzazione armata, il sabotaggio e l’attacco diretto ai più facinorosi sostenitori della legge.
Le nostre piattaforme rivendicative per la riforma del codice penale e per quello carcerario costantemente rivendicate nel corso delle nostre lotte da sei anni ad oggi – riprendendo così la nuova strategia delle alleanze espresse dalla classe operaia emigrata nelle grandi fabbriche del nord – sono state del tutto trascurate; alle nostre richieste hanno risposto con anni di galera, con gli assassini e le stragi; a Viterbo soltanto la nostra presenza armata ha evitato il massacro dei tre compagni N.A.P. e dei detenuti in rivolta sui tetti del carcere: ciò conferma la nostra giusta linea circa la possibilità di riprenderci lo spazio per le nostre giuste lotte di massa.
In questa fase inversione [!] storica ogni proletario che si organizza in nome della rivoluzione comunista non può darsi altri tempi se non quelli di trasmettere ai proletari la propria esigenza di organizzazione autonoma.
Chi è stato in carcere e nei manicomi giudiziari conosce tutte le strade e le varie combinazioni per entrarvi; ecco perché è stato possibile coordinare l’azione di Viterbo e l’azione di comando dentro il manicomio giudiziario di Aversa.
Compagni, proletari detenuti la lotta contro il sistema economico dello sfruttamento che prima ci sfrutta e poi ci incarcera è anche nostra; la lotta contro il sistema borghese dello sfruttamento organizzato per la realizzazione del comunismo ci appartiene perché sfruttati e oppressi.
Compagni, proletari detenuti il nostro appello è alla ripresa delle lotte sui temi della riforma del codice penale e di quello penitenziario; e alla legge sull’ordine pubblico voluta e imposta soprattutto dalla DC, e in primo piano dalla sua migliore rappresentanza, la soubrette Fanfani.
Fanfani boia.
30 maggio 1975
Fonte: Nuclei armati proletari, Quaderno n. 1 di CONTROinformazione