ORGANIZZARE LA LIBERAZIONE DEI PROLETARI PRIGIONIERI. SMANTELLARE IL CIRCUITO DELLA DIFFERENZIAZIONE. COSTRUIRE E RAFFORZARE I COMITATI DI LOTTA.
CHIUDERE IMMEDIATAMENTE L’ASINARA.
Il proletariato prigioniero continua la sua lotta. L’ultima iniziativa al kampo di Trani ci dà la misura della grande unità e mobilitazione che il movimento dei proletari prigionieri ha raggiunto, e dimostra anche la sua capacità organizzativa ed offensiva. I contenuti espressi nel comunicato che il Comitato di Lotta di Trani ha emesso sono una chiara indicazione del programma su cui continuare a combattere. Le Brigate Rosse sono incondizionatamente al fianco dei proletari prigionieri in lotta, e nella valutazione del proseguimento della battaglia iniziata con la cattura del boia D’Urso, si atterranno strettamente ai termini politici con cui i proletari prigionieri esprimono i loro bisogni. Da questo momento in poi la nostra battaglia e quella dei prigionieri di Trani sono indissolubilmente unite. Qualunque cosa il governo sta tramando per reprimere le lotte dei proletari prigionieri a Trani, sappia che troverà un’immediata risposta anche dalle Brigate Rosse. Finora alle legittime richieste dei Comitati di Lotta il governo ha risposto con la minaccia di far intervenire i sicari dei corpi speciali. Questo oggi non vi sarà permesso impunemente. La censura che avete impostato sui comunicati di Palmi e Trani non possiamo più sopportarla. Facciamo nostro e pubblichiamo il comunicato di Trani, ed è giunto il momento di imporvi la fine immediata del black-out. Gli organi di stampa e in vostri mezzi radiotelevisivi devono smetterla di essere solo gli strumenti della controguerriglia psicologica, ed essere una volta tanto mezzi di informazione: I COMUNICATI EMESSI DA TRANI E DA PALMI DEVONO ESSERE PUBBLICATI IMMEDIATAMENTE ED INTEGRALMENTE. CIO’ CHE HANNO DA DIRE SUL LORO PROGRAMMA I PROLETARI DI QUESTI DUE CAMPI VA RACCOLTA DALLA LORO VIVA VOCE.
Se quanto detto sopra verrà disatteso, in tutto o in parte, trarremo la conclusione che la vostra politica omicida non ammette da parte delle forze rivoluzionarie alcuna esitazione: agiremo di conseguenza. Se c’è chi tra le fila della borghesia ha ancora un minimo di ragionevolezza, sappia che è il momento di dimostrarlo: non siamo più disposti ad inutili attese.
PER IL COMUNISMO BRIGATE ROSSE
29 dicembre 1980.
Segue il comunicato n. 1 di Trani
Oggi 28-12-1980, i proletari prigionieri di Trani organizzati nel Comitato di Lotta hanno occupato militarmente una parte consistente di questo carcere speciale e catturato alcuni agenti di custodia. Con questa operazione politico-militare, il C.d.L. di Trani si propone di propagandare le linee generali del programma politico immediato del movimento del PP, di modificare i rapporti di forza generali nelle carceri a vantaggio dei PP, e di imporre una prima sostanziale modifica del trattamento riservato in carcere ai PP e fuori al proletariato extralegale ed ai militanti comunisti che cadono nelle mani del nemico. In questo modo i PP di Trani si dialettizzano con le Brigate Rosse trasformando l’aguzzino D’Urso in un loro prigioniero. L’insieme di questa operazione politico-militare raccoglie, sintetizza e sviluppa la campagna che l’intero movimento dei PP ha aperto sul fronte delle carceri.
La battaglia del 2-10-1979 all’Asinara, le azioni di liberazione di S. Vittore e Volterra, la battaglia di Nuoro, di Fossombrone, l’annientamento del direttore sanitario Furci, e le iniziative armate di Cuneo e Firenze sono momenti più significativi della lotta di classe sul fronte delle carceri che l’hanno preceduta. Così su questo fronte si è realizzato concretamente e nel modo corretto il rapporto fra Organizzazioni Comuniste Combattenti e movimento di massa, tra programma politico generale e programma immediato di uno strato di classe del proletariato metropolitano: il proletariato prigioniero. Questa campagna prolungata contro il carcere investe uno dei nodi fondamentali della lotta tra rivoluzione e controrivoluzione, fa emergere una delle contraddizioni più laceranti nel campo nemico. Fa emergere l’incapacità dello Stato imperialista di pacificare e normalizzare il sistema carcerario, di contenere e neutralizzare nei suoi campi di concentramento una frazione irriducibile del proletariato metropolitano e alcune migliaia di combattenti comunisti. E questo è particolarmente vero in presenza di una vasta e generale lotta di classe e di una profonda e irreversibile crisi economico-politica, di un visibile radicamento sociale – nonostante la controrivoluzione preventiva – della guerriglia proletaria. Compagni, capire e discutere l’operazione D’Urso e la battaglia di Trani significa capire quanto queste siano inserite, a tutti gli effetti, all’interno di quello che sempre più si configura come un attacco generale che il proletario, nel suo complesso, e le sue avanguardie organizzate stanno sferrando allo stato imperialista. Capire per agire significa farsi carico dei contenuti di questa azione sostenerla e intensificarla. Significa estendere e sviluppare la battaglia di cui questa azione è parte integrante. Una battaglia per la disarticolazione la distruzione di tutte le carceri che, a partire da questa stessa battaglia ed al suo interno, realizzi livelli sempre più alti di unità tra PP e tra i PP e gli altri strati dell’intero proletariato metropolitano.
È all’interno dei PP in quanto proletari, che siamo chiamati a dare un grosso contributo pratico-teorico affinché le nostre lotte e questa azione si trasformino in una battaglia complessiva che riesca a scuotere e ad incrinare una delle articolazioni fondamentali dello Stato: il carcere imperialista. Il contenuto reale di un programma è sempre la classe, o uno strato di classe, a determinarlo nelle mete e negli obiettivi, e vive nella pratica rivoluzionaria di questa classe. Come PP non ci interessa solo stabilire chi, come e quando tra le varie OCC riesce a cogliere, sotto forma di programma, le tensioni e i livelli di coscienza esistenti all’interno dei PP. Ci interessa anche e soprattutto che l’azione guerrigliera esterna rifletta correttamente quelli che sono i nostri interessi di classe. Il cartello che il porco D’Urso è stato costretto suo malgrado, a reggere, racchiude i contenuti di un programma in cui noi come PP ci riconosciamo. Questo programma nasce direttamente dalle lotte che i PP hanno espresso in questi ultimi anni. Ne raccoglie i bisogni e i contenuti di lotta, ne raccoglie e sintetizza la pratica. Questo programma è sintesi delle lotte passate e progetto di lotta per la realizzazione di contenuti in esso racchiusi e per la loro estensione. Questo programma è frutto dell’organizzazione che le lotte dei PP hanno saputo creare, è leva per la costruzione di effettivi organismi di massa rivoluzionari. Obiettivo del programma dei PP è la modificazione e il ribaltamento dei rapporti di forza che incatenano e costringono questo settore di classe tra le mura delle carceri. Obiettivo del programma è costruire rapporti di forza favorevoli ai PP che gli permettano di liberarsi. La realizzazione del programma può essere data soltanto attraverso una lotta unitaria e di lunga durata, per questo ci siamo fissati dei compiti immediati e generali. La distinzione degli aspetti del programma in immediati e generali significa semplicemente battaglia immediata per la realizzazione strategica della liberazione di tutti i PP e per la distruzione di tutti i carceri.
Significa anche muoversi verso una sempre più vasta mobilitazione di massa sui contenuti unificanti per l’intero movimento dei PP. Questo vuol dire lottare anche per la realizzazione di tutte quelle esigenze particolari che i proletari esprimono e collegare queste lotte parziali ad un programma più generale di potere. ORGANIZZARE LA LIBERAZIONE DEI PROLETARI PRIGIONIERI significa in primo luogo portare all’ordine del giorno la liberazione come frutto delle lotte e della forza accumulata dall’intero movimento dei PP in tutte le sue forme possibili e praticabili nelle varie situazioni specifiche dei diversi circuiti del sistema carcerario. Questo significa che tra liberazione e disarticolazione non c’è contraddizione, se non nel senso assai preciso che la liberazione rappresenta il livello massimo della disarticolazione, e la disarticolazione è una delle condizioni della liberazione. SMANTELLARE IL CIRCUITO DELLA DIFFERENZIAZIONE significa in primo luogo GUERRA ALLA DIFFERENZIAZIONE e cioè abolizione del trattamento differenziato, abolizione delle carceri speciali e di tutti gli annessi e connessi – bracci speciali, ordinamenti speciali, celle di isolamento, trattamento speciale, ecc. Ciò naturalmente vale anche per il circuito speciale delle carceri femminili, da Messina alle sezioni speciali dei grandi giudiziari metropolitani, dove vi è la massima concentrazione del proletariato prigioniero femminile differenziato, fino al “buchi periferici” che articolano questo circuito speciale con la funzione di sviluppare il massimo isolamento e di disgregazione possibile del PPF. Una delle armi del trattamento differenziato, in particolare nel circuito cosiddetto “normale” e nei GGM, è quello dell’uso, della gestione e dell’applicazione di una serie di istituti quali amnistia, riforma dei codici, 40 giorni, libertà condizionata, semilibertà ecc. che sono i fondamenti dell’individualizzazione della pena e del trattamento differenziato. Lo scopo di questi istituti è quello di disgregare il PP e di porre i prigionieri, isolati tra loro, di fronte allo Stato. Potere proletario non significa gestire il carcere o la detenzione. Potere proletario armato significa liberarsi per distruggere il carcere, distruggere il carcere per liberarsi. Non dobbiamo gestire questi strumenti ma dobbiamo togliere dalle mani del nemico la possibilità di usarli, come è stato fino ad ora, contro di noi. Dobbiamo – raccogliendo le esperienze dei CdL delle Nuove e più in generale di tutte le lotte che si sono sviluppate nel circuito “normale” – utilizzare tutte le possibilità che questi offrono per imporre con la lotta la loro applicazione generalizzata a tutto il PP, rendendo possibile in questo modo e in questi termini la trasformazione di questi istituti di divisione e di ricatto in momenti di unità tra tutto il PP nei vari circuiti del sistema carcerario. CHIUDERE IMMEDIATAMENTE E DEFINITIVAMENTE L’ASINARA significa chiudere immediatamente e definitivamente l’Asinara. L’Asinara è l’epicentro della controrivoluzione imperialista, il punto più alto, è il cuore strategico del progetto complessivo di annientamento. Questo lager concentra in sé il massimo della capacità terroristica dell’annientamento psicofisico che in questa fase il potere riesce ad esprimere. L’Asinara è il luogo dove oggi si sperimentano i caratteri futuri del trattamento che il nemico intende imporre al PP dentro i carceri. È questa funzione che deve essere attaccata per battere il progetto nemico nel suo punto di massima forza e di irradiazione. In questo senso ci sarà sempre un’Asinara nel circuito carcerario da chiudere. Ci sarà cioè un punto più altro da attaccare. Ma l’Asinara non deve essere vista come un bubbone in un corpo sano, come un’eccezione nel circuito dei carceri speciali. Ogni carcere speciale ha la sua funzione specifica e ogni funzione è finalizzata all’obiettivo dell’annientamento complessivo del PP. Il campo di Palmi rappresenta un primo momento di separazione e di isolamento dei comunisti prigionieri del proprio referente di classe e un laboratorio antiguerriglia per l’analisi e la distribuzione scientifica delle OCC. Il campo di Ascoli conferma specularmente questa tendenza, qui si sperimenta la pacificazione di uno strato di classe, con l’arma del riformismo in quanto funzione dell’annientamento. Il campo di Trani, per certi versi, nel circuito degli speciali si colloca all’opposto dell’Asinara. La sua funzione è quella di addormentare e addomesticare i PP e contemporaneamente – come a Cuneo – di costruire una rete di infiltrati e di delatori. Rete, per altro, che già il PP si è assunto il compito di annientare. COSTRUIRE, RAFFORZARE GLI ORGANISMI DI MASSA RIVOLUZIONARI del proletariato prigioniero, significa costruire l’organizzazione capace di portare avanti, sviluppare e realizzare questo programma. Significa ricomporre l’unità di tutto il PP tra i campi, dai campi ai grandi giudiziari, nel circuito speciale e nel circuito “normale” tra femminile e maschile. Significa costruire cicli unitari di lotta che si inseguono, ondata dopo ondata, in tutto il carcerario e in tutto il PP. Significa dialettizzarsi strettamente con il proletariato extralegale, significa infine considerare il proletariato prigioniero come parte del proletariato metropolitano, e sottolineare il fatto che il carcere è una funzione legata allo sfruttamento e che sfruttamento in ultima analisi significa carcere per chi non vuole essere sfruttato. Carcere e fabbrica sono due aspetti di una stessa medaglia e per eliminare definitivamente il carcere è necessario eliminare ogni tipo e forma di sfruttamento. Costruire e rafforzare gli OMR dei PP significa costruire potere proletario armato nelle carceri, attraverso lo sviluppo delle lotte e la modificazione dei rapporti di forza a favore dei PP. LOTTA, PROGRAMMA, POTERE PROLETARIO non potrebbe compiersi e concretizzarsi senza l’organizzazione del PP. Non si parte da zero. Il movimento dei PP ha la sua storia, le “pantere rosse”, i “collettivi politici”, i “NAP”, i “CdL” sono le tappe organizzative che questo movimento si è dato in questi anni per portare avanti le sue lotte contro il sistema carcerario. I CdL sono organismi che i PP hanno costruito nella lotta e attraverso la lotta per i loro bisogni immediati. Dicendo ciò diciamo anche che: non bisogna e non si può restare fermi e quindi mentre rivendichiamo una continuità affermiamo anche l’esigenza di compiere un ulteriore balzo in avanti. Avevamo detto, nella prima fase di costituzione dei CdL, che questo tipo di organizzazione sarebbe stata come una meteora che compariva e scompariva con il comparire e lo scomparire delle ragioni della lotta. Ma questa meteora ha tracciato un percorso, ha costruito militanti, ha creato un patrimonio continuo di lotte, di esperienze, e di organizzazione. In questa fase l’organizzazione di CdL ha assunto e deve assumere un carattere di stabilità e di continuità per riuscire a realizzare pienamente il programma in tutti i suoi contenuti: deve diventare una stella permanente che viaggia insieme a tutti gli organismi di massa del proletariato metropolitano. I Comitati di Lotta dei PP devono raggiungere la massima integrazione e unità con tutte le componenti proletarie e rivoluzionarie dei campi. Il CdL non è articolazione di nessuna OCC in quanto si basa in primo luogo e soltanto sulle esigenze e sugli interessi di classe specifici dei PP. Ma la sua azione e il suo programma possono essere realizzati solo in stretta unità con tutte le forze proletarie e rivoluzionarie. Il CdL non è un “intergruppo” né un’organizzazione di soli comunisti, “ma è l’organizzazione di tutti i PP del campo, che lottano per la distruzione delle carceri e la liberazione di tutti i PP”.
Elenchiamo qui di seguito le condizioni che poniamo per liberare D’Urso e gli agenti di custodia che sono nostri prigionieri, per lasciare intatte le strutture di questo carcere speciale:
1) Chiusura immediata e definitiva del campo di concentramento dell’Asinara e trasferimento immediato in altre carceri di “tutti” i prigionieri che sono detenuti nella sezione speciale.
2) Non proroga e definitivo decadimento del decreto legge sulle carceri speciali che scade il 31/12/80.
3) Modifica sostanziale del vigente regolamento carcerario: aumento della socialità interna (aumento delle ore d’aria e degli spazi di vita collettiva tra i prigionieri, abolizione delle celle di isolamento ecc.) e con l’esterno (abolizione censura e del blocco dei pacchi, abolizione dei colloqui col vetro, aumento del tempo e del numero dei colloqui settimanali ecc.).
4) Riduzione sostanziale della carcerazione preventiva, abolizione del “fermo di polizia” e di ogni pratica di tortura nelle carceri e nelle caserme.
5) Pubblicazione integrale di questo comunicato sui seguenti quotidiani: “La Stampa, La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Messaggero, La Nuova Sardegna, Il Tempo, Lotta Continua”.
Ribadiamo che le sorti di D’Urso e degli agenti di custodia che sono nostri prigionieri sono strettamente vincolati all’accoglimento di queste richieste e così vale anche per la possibilità di non distruzione carcere che preventivamente abbiamo minato con esplosivo. Non tentate inutili colpi di mano perché non siamo disposti a tollerarli. Ogni vostra mossa avventata pregiudicherebbe ogni possibilità di trattativa e metterebbe a repentaglio la stessa vita dei prigionieri.
COMITATO DI LOTTA DEI PROLETARI PRIGIONIERI DI TRANI
TRANI 28 dicembre 1980.
Pubblicato in PROGETTO MEMORIA, Le parole scritte, Sensibili alle foglie, Roma 1996, pp. 208-212.
Un pensiero su “Campagna D’Urso – Comunicato N. 6”