Campagna Dozier – Comunicato N.5

A tutto il movimento rivoluzionario.
Nel prossimo futuro, in un’Europa ridotta a zona nucleare dall’installazione dei missili, decisa a Bruxelles dai padroni americani, non correremo il rischio di essere svegliati da cataclismi come il terremoto, ma potremo dormire beati su duri cuscini di testate nucleari e magari passare ‘inavvertitamente’ dal sonno al sonno eterno. A ordigni di potenza distruttrice incontrollabile, si aggiunge l’ultimo ritrovato della tecnologia americana: la bomba ‘N’ a raggio d’azione limitato, in grado di annientare gli uomini lasciando intatte le ben più preziose cose!
Nell’ipotesi di una guerra nucleare limitata, ipotesi che prende sempre più piede tra i nuovi teorici americani il guerrafondaio Reagan ha dato il via alla produzione di ben 1200 bombe al neutrone. Le basi Nato sono già munite di mezzi di trasporto e lancio (del tipo ‘lance’) di queste bombe. Si prospetta così la possibilità di un conflitto nucleare limitato Europa-Urss, con le prevedibili conseguenze della totale devastazione dell’area geografica coinvolta.
La difesa dell’Occidente si riduce così alla salvaguardia del territorio americano, nel lucido e criminale progetto di preservare la maggiore potenza capitalista mondiale grazie al sacrificio coatto delle popolazioni europee. Questo è l’epilogo dei ‘fraterni aiuti’ americani iniziati con l’occupazione militare dell’Europa nel ’45.

Compagni proletari,
la borghesia imperialista, nel momento in cui sta scatenando la guerra al proletariato internazionale, blatera di possibili trattative col movimento rivoluzionario.
Trattare? Il proletariato non ha nulla da trattare con la borghesia, il suo solo compito è sbarazzarsene armi e bagagli!
In questi ultimi giorni le lacerazioni che l’attacco rivoluzionario ha prodotto all’interno del regime si stanno apertamente manifestando e, nel ridicolo tentativo di nasconderle, la borghesia imperialista dimostra la sua debolezza strategica. La ricerca squallida attraverso i mass-media di una trattativa come possibile soluzione al processo del boia yankee, non è un problema che possa riguardarci. I velati e insistenti inviti all’apertura di una trattativa, si inseriscono nel tentativo di isolare una battaglia e la guerriglia comunista da tutto il movimento rivoluzionario contro la guerra, come se la guerra imperialista riguardasse solo le Brigate Rosse! Il problema della guerra alla guerra imperialista non lascia ormai più spazi di mediazione su cui instaurare un confronto ‘pacifico’ né con i popoli in lotta né con il proletariato metropolitano europeo: quello che si sta affermando è la tendenza alla rivoluzione su scala mondiale, anche se si tenta di stroncarla con ogni mezzo. Infatti Nato significa anche guerra interna; i CC, punta di diamante dell’apparato controrivoluzionario sono direttamente integrati o subordinati a questa struttura. Nella fase della pace armata il controllo americano su questo apparato mantiene un carattere più o meno clandestino, mentre nell’accentuarsi della guerra civile, si rivela chiaramente nell’assunzione diretta da parte americana della direzione politica, militare ed ideologica della guerra interna. Questo è quanto è avvenuto in Turchia, questo è quanto sta avvenendo in Italia. Il colpo di stato democratico in Turchia è stato guidato dalla Nato; sono Nato gli strateghi che l’hanno diretto. Non è forse americana la strategia dell’infiltrazione nel movimento rivoluzionario? La considerazione della guerriglia come il pericolo numero 1? Non sono forse americani i metodi di tortura applicati in Turchia e quelli avviati in Italia? Per valutare il grado di ‘destabilizzazione’ politica ed economica di un paese come l’Italia è necessario tener conto del ruolo nell’equilibrio complessivo tra i blocchi e del suo inserimento nel contesto economico occidentale, caratterizzato da un preciso modo di funzionamento. Se, ad esempio, un paese dell’America Latina può permettersi una quota di inflazione del 120%, l’Italia deve mantenersi nella fascia del 16/20% fissata dalla Cee. Ciò significa che perché si determini una situazione di guerra civile in un paese come l’Italia, non occorre certo giungere ai livelli di destabilizzazione toccati da paesi quali il Cile, San Salvador, Argentina, ecc.
Lo scatenarsi della crisi nelle cittadelle della capitale e il rafforzarsi delle tendenze rivoluzionarie, provoca una modificazione della strategia imperialista: l’intervento ‘antidestabilizzante’ nei paesi della catena raggiunge livelli di intensità fino a ieri insospettabili, proprio perché qui è il centro motore del dominio imperialista, è qui che può essere messa definitivamente in discussione l’esistenza stessa del modo di produzione capitalistico.

Compagni,
il fatto che la borghesia imperialista tenta di risolvere le contraddizioni di classe con un attacco generale al proletariato metropolitano, con licenziamenti, peggioramento delle condizioni di vita e con la pratica generalizzata dell’annientamento, della tortura, dimostra non certo la forza di questo regime ma la sua reale debolezza. Abbiamo già visto naufragare tutti i tentativi dell’apparato integrato controrivoluzionario di attaccare la guerriglia dal suo interno. La stessa strategia del ‘pentimento’ e della dissociazione è ormai un’arma spuntata, in quanto il nascente Sistema del Potere Proletario Armato è stato in grado di affrontarla ed attaccarla nelle sue fondamenta: non ci sono più i Peci, i Sandalo e tutto il corollario di infami che ben conosciamo dentro il processo rivoluzionario; e infatti questa contraddizione oggi riguarda solo il regime che l’ha prodotta: finita la funzione di questi pidocchi, non sanno più cosa farsene né come proteggerli. Ma la controrivoluzione non rinuncia tanto facilmente ai suoi progetti: gettata l’arma del ‘pentimento’ e della dissociazione, non le rimane che quella della tortura per i proletari e per i comunisti catturati. Questa è una delle leggi ‘segrete’ varate dal Ciis. Quello che oggi stiamo subendo sulla nostra pelle sono gli stessi metodi usati dagli assassini americani in Vietnam, in America Latina, in Turchia… Tutto questo non è che l’ennesima dimostrazione dell’unica politica imperialista di fronte alle lotte che mascherano ed attaccano il suo progetto di dominio: la barbarie è l’elemento di massa. Tutto questo ce lo aspettavamo. Tutto questo non è nuovo nella coscienza del proletariato internazionale. Il regime ormai legittimo della lotta in fabbrica, nei quartieri, nelle carceri, reagisce col terrore. Oggi parlare della tortura, discuterne, acquisirne nella coscienza di massa questo salto operato dalla controrivoluzione, non è un appello alla democrazia ma la preparazione degli strumenti per combatterlo nella maniera più efficace. La tortura ha avuto una lunga incubazione: dai pestaggi scientifici e massificati nelle carceri speciali, alla scomparsa per mesi dei combattenti e delle avanguardie proletarie nelle camere di sicurezza dentro le caserme di CC e PS, ai massacri di giovani proletari da vigilantes, vigili urbani, equipaggi delle volanti, fino a giungere alle torture subite dagli ultimi compagni catturati. Questi compagni per giorni e giorni sono stati trasportati da una camera di tortura all’altra nei famigerati covi della sbirraglia, che altro non sono che le più note caserme CC e PS. Tenuti appesi al soffitto, bastonati con scientificità nei punti più delicati, soffocati da litri e litri di acqua salata, tagliati e cosparsi di sale, il tutto accompagnato dall’ingerimento forzato di sostanze sconosciute per fiaccarne la resistenza fisica, per poi passare alla distruzione della loro identità politica, presentandoli sulle prime pagine dei giornali come i nuovi pentiti.
I comunisti sanno riconoscere chi tradisce per passare nelle fila del nemico e chi a tutti gli effetti appartiene alle file dei rivoluzionari.
L’apparato e le strutture delle pratiche di tortura, dai Sica ai Simone, ai giornalisti dal sorrisetto facile, li conosciamo bene. Ripetiamo, li conosciamo bene! E state certi, alla fine nulla rimarrà impunito!!
L’attacco a questo apparato è un punto di programma per le forze rivoluzionarie, è un punto di programma che non riguarda solo i comunisti. Questo apparato da una parte è strumento diretto di annientamento fisico e politico delle avanguardie, dall’altra serve a terrorizzare e spianare la strada per l’annientamento di tutto il movimento antagonista. Solo una risposta è possibile: armarsi di coscienza rivoluzionaria e organizzarsi e combattere contro queste barbarie, per il potere e per il Comunismo.
Guerra all’apparato della cattura con modalità argentine, distruggere con ogni mezzo la struttura che studia, attua, gestisce la tortura!

Compagni,
ciò che ha attivamente spostato i rapporti di forza è un possente movimento rivoluzionario che ha reso instabile la ‘governabilità’, delegittimando l’attuale sistema di potere. Che significato ha il fatto che la piattaforma sindacale è stata respinta dalla stragrande maggioranza degli operai, se non quello di avere rotto col patto sociale? La piattaforma sindacale, che lega il costo del lavoro all’inflazione, è tutta all’interno del piano governativo: la classe operaia compatta ha detto no! Fare approvare la piattaforma, per il sindacato significa firmare la tregua, risarcire il Patto sociale; anche gli emendamenti sono sul terreno della riconciliazione dell’antagonismo, strada che, nella seconda tornata delle votazioni, i bonzi cercheranno di sfruttare. Ma la classe operaia ha posto un netto rifiuto mandando così in frantumi in un solo colpo il patto sociale e quello neo corporativo, vere e proprie tele di ragno che il sindacato ha tessuto per imbrigliare l’antagonismo di classe. La classe operaia dovrebbe approvare migliaia di licenziamenti, il suo rifiuto a questa dichiarazione di guerra va nel senso del rifiuto del perpetuarsi del rapporto di mercificazione, cioè, dell’abbattimento del sistema del lavoro salariato nella prospettiva rivoluzionaria di lavorare tutti, lavorare meno e per finalità diverse!
Queste lotte si inseriscono nell’ambito più vasto di un movimento nazionale e internazionale contro la guerra imperialista, generata dalla crisi. Attorno a queste tematiche si ricompone un movimento di massa capace di coagulare odio, disprezzo, coscienza organizzata contro lo Stato imperialista delle multinazionali. Il movimento rivoluzionario e il Partito in costruzione hanno come obiettivo possibile congiunturalmente quello di far saltare i piani di guerra e di ristrutturazione dell’imperialismo e di costruire pazientemente la transazione alla nuova società. L’attacco rivoluzionario sferrato al cuore della macchina da guerra americana, la Nato, ha spezzato la gabbia che la borghesia imperialista stava costruendo attorno alla ripresa delle lotte contro la guerra. La chiarezza dei contenuti che le forze rivoluzionarie italiane ed europee stanno praticando, getta le basi per la costruzione del Fronte Combattente Antimperialista e della transizione al comunismo. L’annientamento del vice addetto militare a Parigi, colpito dai popoli del Medioriente in lotta per la liberazione dall’imperialismo sionista e americano, la cattura in Spagna di un servo delle multinazionali, il moltiplicarsi di attacchi alle forze e alle strutture militari dell’imperialismo in tutta Europa, a quelle economiche e commerciali in Italia, rappresentano il momento più qualificante del movimento di lotta contro la guerra imperialista; segnano un notevole salto in avanti e si pongono come riferimento e direzione per tutto il movimento di lotta all’imperialismo indicando in forme di lotta e in contenuti di potere, l’unica possibilità per sconfiggere la guerra imperialista: la guerra civile antimperialista. In questa strategia di guerra all’imperialismo, con l’attacco alla struttura centrale della Nato, è possibile il vero sganciamento dell’anello debole Italia dalla catena imperialista e la costruzione di un nuovo Internazionalismo Proletario; solo così le parole d’ordine “fuori l’Italia dalla Nato”, “via i missili da Comiso” possono diventare reale terreno di lotta e di organizzazione delle masse rivoluzionarie. Solo dentro un processo di guerra civile antimperialista si dà la possibilità di rendere concrete anche queste parole d’ordine che altrimenti rimarrebbero vuoti slogan, privi di ogni capacità offensiva e di lotta.
Attaccare gli uomini e le strutture della macchina da guerra imperialista: la Nato. Attaccare il progetto politico, economico ed ideologico della borghesia imperialista! Attaccare con ogni mezzo l’esercito di occupazione, comunque esso si presenti: nessun mercenario americano e della struttura Nato deve circolare tranquillo! Espellere le forze di occupazione imperialista e distruggere le loro servitù militari!
Compagni, il fatto che il regime mantiene segrete le leggi deliberate dal Ciis, non pone certo all’offensiva la borghesia imperialista, al contrario dimostra la sua delegittimazione di fronte a tutto il proletariato. Queste decisioni segrete vanno dal consenso di tutti i partiti alle pratiche della tortura, al varo dell’allargamento quantitativo e qualitativo della strategia differenziata a tutti i rapporti sociali che nel carcere imperialista trova ancora una volta il suo laboratorio centrale.
L’allargamento della strategia differenziata nel carcere imperialista è un ulteriore adeguamento ai livelli dello scontro di classe in Europa; la tendenza in atto è quella di parificare il trattamento dei proletari prigionieri a quello dei paesi più lacerati dalla guerriglia Proletaria e comunista; Turchia e Irlanda in testa. Tutto ciò va inquadrato nel rapporto Rivoluzione-Controrivoluzione che nel nostro paese ha sempre determinato uno sviluppo più maturo del processo rivoluzionario, disarticolando, congiuntura dopo congiuntura, il progetto della borghesia imperialista. Nel ’77 col varo delle carceri speciali il regime pensava di dividere, per poi annientare, il proletariato prigioniero e le sue avanguardie; oggi, a fronte dell’attacco portato dal movimento rivoluzionario a quel livello della strategia differenziata nel carcerario, la borghesia imperialista si vede costretta a ridefinire il suo progetto, varando un nuovo ’77. Le leggi segrete rappresentano questo passaggio di fase nel carcere imperialista: dividere le avanguardie di lotta dal proletariato prigioniero, differenziare tra comunisti e comunisti, per preparare un nuovo massacro.
Dentro questo progetto si inquadra l’utilizzo dei mass media, che, sui loro organi di informazione, stanno preparando il terreno per legittimare questo progetto. Un progetto che non ha niente di segreto e che ha già basi concrete nei ‘braccetti di lungo controllo’, nella regolamentazione dell’annientamento attraverso l’estensione dell’articolo 90 a tutto il circuito nella pratica del massacro dei proletari prigionieri più combattivi, attraverso l’impiego di killer prezzolati dai CC e marescialli degli agenti di custodia, nei pestaggi sempre più frequenti soprattutto a Pianosa e a Nuoro, nella reintroduzione dei vetri ai colloqui come totale chiusura della socialità interno-esterno. I CC si preparano ad assumere il comando, tanto per la sorveglianza esterna, quanto per quella interna, con compiti di direzione sugli agenti di custodia e sul personale ‘civile’. Queste scelte fatte dall’esecutivo sono il tentativo più vigliacco per ristabilire i rapporti di forza a suo favore, e, se vengono ancora mantenute segrete è perché dentro lo sviluppo della campagna in corso, sta cercando di costruire, preparare il momento più idoneo per attuare un nuovo massacro; per il momento utilizza la segretezza sui provvedimenti come ricatto per tutto il movimento rivoluzionario.
Tutto ciò va fatto saltare!
Va fatto saltare non solo come attacco alla strategia differenziata nel carcerario ma, a partire dalla guerra alla Nato, come attacco su tutti i punti del Programma Generale di Congiuntura. Non si tratta più di assumere volta per volta un fronte di combattimento, ma di far vivere tutto il Programma rivoluzionario contro il progetto complessivo della borghesia imperialista, per costruire le basi della guerra civile antimperialista.
Aver gettato le basi dell’unità politica intorno al Programma Generale di congiuntura e aver ristabilito sui nuovi compiti dello scontro di classe un rapporto inscindibile tra proletariato e partito in costruzione, rende possibile e necessaria l’attuazione della parola d’ordine “Unità degli organismi di massa rivoluzionari sul programma generale di congiuntura e dei comunisti nella costruzione del partito”.
È obiettivo di questa campagna fare esprimere e dare voce agli Omr, dai Comitati di Lotta nei carceri metropolitani e negli speciali, agli embrioni degli organismi di massa rivoluzionari di tutto il proletariato metropolitano. Questi momenti di organizzazione rivoluzionaria che il proletariato si sta dando, sono il materializzarsi attivo del Sistema di Potere Proletario Armato, che costituiscono i presupposti su cui realizzare e costruire la comunicazione sociale proletaria e rivoluzionaria.
Solo l’insulsa cretinaggine di questo regime non comprende che ogni tentativo di soffocare ogni forma di espressione e comunicazione è destinato a naufragare pesantemente.
Smantellare il circuito della differenziazione!!! Liberare il proletariato prigioniero internazionale!!! Guerra alla regolamentazione dell’annientamento!!! Guerra all’articolo 90!!! Chiudere con ogni mezzo le sezioni di lungo controllo!!! Dare voce agli organismi di massa rivoluzionari, costruire nella lotta la comunicazione sociale rivoluzionaria, per la costruzione del programma di transizione al comando!!!
Guerra alla guerra imperialista!!! Guerra alla Nato!!! Guerra alla controrivoluzione preventiva!!! Guerra all’attuazione del progetto di espulsione della forza lavoro!!! Guerra alla nuova organizzazione del lavoro!!! Guerra alla ridefinizione-governo ferreo del mercato del lavoro!!! Guerra al piano di compressione differenziata dei costi della riproduzione sociale!!!
Onore al compagno Lucio Di Giacomo.
Onore a tutti i combattenti caduti per il comunismo.

Per il comunismo.
Brigate rosse per la costruzione del Pcc

25-1-82

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