Attaccare il progetto della borghesia imperialista. Riunificare il proletariato metropolitano sul programma politico generale di congiuntura.
Compagni, proletari,
l’accelerazione della crisi ha spostato rapidamente in avanti le contraddizioni interimperialistiche da un lato e quella tra borghesia e proletariato dall’altro. Nel quadro dominato dalle scelte imperialiste allo scatenamento dei conflitti, l’aspetto interno della politica guerrafondaia si abbatte come un maglio sul proletariato in termini di distruzione di forza-lavoro e capacità produttiva complessiva e di controllo militare come unico governo delle tensioni di classe. Oggi il problema del sale e del riso perde ogni connotazione economicista, di piattaforma rivendicativa e si inserisce nella vertenza politica più generale che si è aperta tra proletariato e borghesia, nello scontro per il potere in atto nella fase della crisi strutturale del modo di produzione capitalistico.
Concretizzare e dare forza al progetto rivoluzionario vuol dire dotarsi di un programma di lotta, mobilitazione, propaganda e combattimento che non si limiti ad alludere al comunismo, rimandando all’infinito il problema di scatenare nelle nuove condizioni, la lotta rivoluzionaria contro il regime che impedisce la piena occupazione e che abbassa vertiginosamente i costi della riproduzione sociale. Se è vero che solo l’abbattimento del regime del lavoro salariato è condizione materiale per una ridistribuzione diversa della ricchezza sociale, per finalizzare altrimenti il lavoro umano, oggi ripuntualizzare la critica di massa al regime della borghesia, significa riunificare al punto più alto le tensioni, le lotte e le aspirazioni proletarie ad una nuova qualità della vita nella fase dell’espressione dei bisogni evoluti della classe in cui il capitale può solo negarli e comprimerli prefigurando nient’altro che barbarie e distruzione. Sappiamo che l’imposizione dei punti del programma di Transizione al Comunismo sono impediti dall’esistenza di questo regime, che i nuovi rapporti di produzione possono vivere solo politicamente come prefigurazione della nuova formazione sociale, ma questo non deve costituire nessuna ragione per rimandare la lotta e il combattimento in una sorta di delega all’infinito dello ‘scontro definitivo’.
Non basta più denunciare che le masse esprimono bisogno di case, di ospedali, di non morire nei ghetti invasi dai gas… ma capire che se non ci sono più case da occupare o da requisire è perché al loro posto i padroni ci fanno costruire caserme o galere, che se non ci sono più ospedali è perché il loro profitto i padroni lo trovano solo in sofisticati reparti di medicina per pochi privilegiati; che la lotta a non morire di lavoro e di ambiente nocivo si scontra con il ricatto a morire di fame; che le possibilità date dallo sviluppo delle forze produttive cozzano contro le imposizioni della legge del profitto. Questo sposta in avanti la contraddizione rendendo più chiaro il terreno di scontro e le ragioni sociali della guerra di classe.
La fase della guerra proletaria è già iniziata e nel percorso rivoluzionario è data la possibilità dell’organizzazione adeguata all’imposizione di bisogni politici e materiali della classe, bisogni di potere perché inerenti alle aspirazioni fondamentali dell’interesse generale; perché sintesi politica dei livelli più alti delle lotte; perché autonomi dalle esigenze, dai problemi e dalle sorti del capitalismo morente; perché in stretta dialettica al programma comunista di liberazione dalla schiavitù del lavoro salariato.
Costruzione qui e subito dei caratteri della nuova società in cui:
Liberazione di tempo dal lavoro necessario – ricomposizione delle molteplici attività umane – diversa finalizzazione del lavoro dell’uomo – soddisfazione di tutti i bisogni nelle possibilità date dallo sviluppo delle forze produttive – ripristino di un nuovo internazionalismo proletario.
È possibile oggi fare l’operazione insostituibile di partito che individuando i centri nevralgici del progetto nemico, dia linfa vitale e possibilità reali a tutto il sistema del potere proletario armato nella complessità e diversità di espressione e di raggiunti livelli di organizzazione e omogeneità politica.
Per tutto questo intendiamo formulare un programma politico generale di congiuntura che abbia in sé l’aspetto molteplice e multidimensionale dell’agire da partito, sia cioè nel combattimento e nella propaganda del programma, sia l’elemento reale di costruzione e conquista dei Programmi Politici Immediati nei diversi settori di classe, sia espressione di una più vasta unità politica che riguarda le ‘grandi masse’, nel percorso della guerra civile dispiegata.
Intendiamo dire che l’agire da partito in questa congiuntura, acquista valenza di direzione complessiva sia nei confronti delle diverse realtà omogenee di classe in cui già è iniziato un solido processo di organizzazione e di individuazione di programma, sia nei confronti di realtà più vaste non immediatamente riconducibili ad iniziative di Partito e singoli settori, ma che riguardano l’intero proletariato metropolitano. Il programma che intendiamo lanciare individua tre punti centrali inscindibili che caratterizzano oggi lo scontro tra proletariato e borghesia.
La crisi imperialista genera la guerra imperialista, solo la guerra civile antimperialista può affossare la guerra. Guerra alla guerra imperialista è passaggio essenziale per la transizione al comunismo.
Guerra allo scatenamento della guerra imperialista, guerra alla Nato, guerra all’industria della guerra, guerra alla controrivoluzione preventiva, guerra alle determinazioni militari del progetto politico di annientamento dell’antagonismo proletario; come condizione per la disarticolazione di tutto ciò che contrasta la mano armata, l’imposizione di un nuovo internazionalismo proletario e la possibilità interna a ciascun paese di liberazione dalla dittatura capitalistica. È quindi guerra per distruggere il progetto, gli uomini, i mezzi della guerra imperialista, sia sul fronte interno sia su quello esterno; è guerra per distruggere la base materiale, le scelte economiche su cui la guerra imperialista si alimenta e trae possibilità di scatenarsi; è guerra per distruggere l’apparato militare che dà le direttrici di un ripristino di un più alto livello di oppressione imperialista su tutto il pianeta. Per tutti gli strati di classe questo vuol dire costruire la capacità di attaccare questo progetto in ogni situazione cogliendo l’aspetto principale della contraddizione così come essa si presenta: ossia attacco al progetto di controllo, di controrivoluzione preventiva, di annientamento del proletariato marginale ed extralegale nei ghetti urbani; degli operai e dei lavoratori dei servizi nelle fabbriche e nei posti di lavoro, dei proletari prigionieri nei bracci più o meno speciali dei lager di Stato; è quindi terreno di costruzione e di conquista dei Programmi Politici Immediati specifici di settore contro tutto ciò che contrasta la ricomposizione di classe e lotta per i bisogni politici del proletariato metropolitano. È anche elemento di unità e mobilitazione di tutto il proletariato che si ricompone all’interno dell’unità più vasta di tutti coloro che combattono contro la barbarie imperialista, contro l’oppressione capitalistica.
È sintesi tra programma politico di rifondazione di un nuovo internazionalismo proletario e possibilità reale di sviluppo, di esistenza ed affermazione del movimento rivoluzionario.
Guerra all’attuazione del progetto di espulsione di forza lavoro, che trova alimento nella nuova organizzazione del lavoro e nella ridefinizione-governo ferreo del mercato del lavoro.
Progetto che si basa sull’attacco politico alla ricomposizione di classe, al potere e alla rigidità della classe operaia occupata e dei lavoratori dei servizi, che punta a far lavorare di più e sempre meno lavoratori, alla ridefinizione e quindi divisione di classe che parte dai comparti produttivi fino all’Ufficio di Collocamento. Guerra contro tutto ciò che favorisce maggior produttività per i padroni, maggior sfruttamento, divisione, nocività, ricatto per noi. L’attacco di Partito ai centri nevralgici di questo progetto è coniugabile fin da subito col terreno politico militare proprio della classe di attaccare, disarticolare, sabotare i punti cardine del suo funzionamento per tutti i settori di classe, che la ristrutturazione del ciclo produttivo centrale oggi ricolloca e funzionalizza al nodo principale di rimettere in moto l’asmatico meccanismo dell’accumulazione. L’azione congiunta del Partito, degli Organismi di Massa Rivoluzionari e del Movimento di Massa Rivoluzionario, legati indissolubilmente dalle parole d’ordine generali di: “abbattimento del lavoro salariato; lavorare tutti lavorare meno e per finalità diverse”, trovano comprensibile individuazione dell’elaborazione dei punti generali di programma nell’attacco di Partito al progetto complessivo del nuovo ordine capitalistico, e dei Programmi Politici Immediati che, nel rifiuto dell’espulsione come rifiuto del perpetuarsi del rapporto di mercificazione della forza lavoro, e alla stratificazione, si concretizzano a partire dall’enorme possibilità di lotta, organizzazione e combattimento; dal cuore della produzione fino ai terminali produttivi periferici, e ai centri che governano il mercato del lavoro.
Guerra al piano di compressione differenziata dei costi della riproduzione sociale, che nega il soddisfacimento dei bisogni storicamente possibili della classe, contenuti come conquista di una diversa qualità della vita nella lotta e nella coscienza di tutto il proletariato. Guerra ai vari piani di forsennata matrice antiproletaria, e ai loro ispiratori ed esecutori; guerra alle strutture in cui questi vengono elaborati, al personale imperialista che meglio oggi li interpreta e li mette in atto. Guerra quindi a tutto ciò che impedisce l’imposizione proletaria del sale e del riso… e delle rose come sintesi delle aspirazioni di tutto il proletariato all’imposizione dei bisogni evoluti della classe, in queste date condizioni storiche di sviluppo delle forze produttive. È guerra a ciò che lega le condizioni materiali e di vita della classe alla resa capitalistica misurata sul profitto, a partire dal rifiuto proletario del baratto e della mercificazione della salute nei posti di lavoro e nel territorio; dall’imposizione proletaria alla riappropriazione collettiva di reddito; alla non contrattazione nei limiti delle leggi dell’accumulazione, delle proprie condizioni di vita. La guerra ai Piani di attacco antiproletari trova terreno di organizzazione e di conquista in cui la collocazione dei bisogni materiali collettivi fonda fin da subito accanto alla distruzione di questo sistema, gli elementi della costruzione della nuova socialità e della legalità rivoluzionaria in cui conquista non è solo prefigurazione, ma realtà viva ed operante nell’incessante accumulo di forza rivoluzionaria ed erosione del regime della borghesia.
Compagni, proletari,
solo l’entrata in campo dell’organizzazione delle masse sul terreno dello scontro per il potere può oggi marcare in caratteri di fuoco il cammino vittorioso del processo rivoluzionario. Solo un Programma di Partito che dia alimento alla riunificazione politica di tutto il proletariato, in tutti gli aspetti in cui la contraddizione principale vive, può realmente fare compiere il passaggio necessario a trasformare le mille espressioni dell’antagonismo e della resistenza proletaria in un sistema di potere stabile e vincente. Solo a partire da un’unità di Programma che colga il punto più alto del progetto nemico nella congiuntura, è possibile esaltare, potenziare e riunificare le diverse articolazioni che vivono nei vari segmenti di classe. Intorno a questo Programma Generale è possibile costruire e conquistare i più alti livelli di Comunicazione Sociale delle lotte, dell’organizzazione, del combattimento proletario; costruire e conquistare i più alti livelli di ricomposizione politica; è possibile rompere le gabbie politiche, economiche, militari ed ideologiche in cui il progetto della borghesia imperialista vuole relegare e compartimentare il movimento di massa rivoluzionario.
Costruiamo il Fronte Combattente Antimperialista. Costruiamo gli Organismi di Massa Rivoluzionari. Costruiamo il Partito Comunista Combattente.
Compagni, proletari,
la prima fase dell’interrogatorio del porco yankee Dozier, ha messo in luce le sue responsabilità personali nella sua lunga carriera di massacratore. La sua collaborazione per noi non è ‘ravvedimento’, ma frutto di rapporti di forza mutati, né sgravio di responsabilità verso i popoli di tutto il mondo.
L’interrogatorio prosegue su questi temi: politica della Nato in Europa e nel Mediterraneo; lo sviluppo della controrivoluzione armata; il progetto politico, economico e militare della borghesia imperialista in preparazione della 3a guerra mondiale.
Rendiamo noti a tutti i proletari, a tutti i rivoluzionari, i passi più significativi di questa prima fase dell’interrogatorio:
– Lo sai perché ti abbiamo catturato?
- No non so, non capisco.
– Sai cosa sono le Br?
– Sì, un gruppo di guerriglia, ma prima della mia cattura io pensavo fosse solo un problema italiano, ma ora ho capito che è differente.
– Bene ora ti spiegheremo perché sei stato catturato e rinchiuso in un carcere del popolo. Attraverso di te processiamo la struttura di occupazione militare, la Nato, e la politica imperialista dell’America nei confronti del proletariato italiano. Questa politica che si è estesa dal ’45 ad oggi ha permesso agli Usa, sotto il ricatto delle armi, prima con l’esercito di occupazione americano, poi con l’esercito integrato della Nato, di costruire un ceto politico militare completamente subordinato agli interessi delle multinazionali Usa. La storia di questi governi è la storia del terrorismo di Stato, costruito dalla Cia. Dal piano Marshall all’asservimento alla politica di Reagan con i missili di Comiso, significa tracciare la storia dell’asservimento dei capitalisti italiani e di un ceto politico che nonostante la dimostrata delegittimazione politica e sociale, rimane in piedi solo grazie al terrore dei corpi speciali addestrati dagli americani e alla politica economica delle multinazionali Usa. La tua carriera militare è la storia dell’aggressione americana contro le lotte di liberazione e le rivoluzioni del sud-est asiatico, contro le lotte del proletariato in Europa.
Questo processo è un nuovo episodio della lunga battaglia che oppone le forze rivoluzionarie e i popoli in lotta contro l’imperialismo Usa. In questa situazione, per te, non macchiarti di nuovi crimini significa collaborare con le forze rivoluzionarie per smascherare il progetto Usa di dominio e di guerra contro il proletariato internazionale e i popoli che combattono per la propria liberazione. Diversamente prenderemo atto che anche oggi tu continui a difendere l’imperialismo, rivendichi la sua politica, continui ad essere complice e responsabile.
- Complice… no, io ho capito quello che chiede, io dico la verità. Quello che so io dico.
– Ora iniziamo a parlare della tua carriera militare. Per ogni tappa specifica le date, i luoghi e chi aveva gli incarichi più importanti.
- Io capito. Nel ’52 sono entrato a West Point. Nel ’51 ero studente in Florida e facevo parte della Guardia Nazionale. Era il periodo della guerra in Corea. In settembre c’era l’opportunità di entrare in una scuola di preparazione di West Point. Poi finita questa scuola sono entrato a West Point.
Il comandante (superintendent) della scuola era Ltc B. Bryan (gen. a 3 stelle). Quando sono uscito ero tenente. Dal ’56 al ’57 ho fatto un addestramento di un anno alla scuola di paracadutisti di Fort Benning in Georgia e di carristi a Fort Knox in Kentucky. Poi sono stato in Germania dal ’57 al ’61 nel 2° reggimento di cavalleria corazzata a Bemberg. Il comandante del reggimento ora non mi ricordo chi fosse in quel periodo, ve lo dico più tardi ma il comandante del mio squadrone era Ltc Whitick.
– Eri volontario?
- Sì, volontario. Il mio reggimento non faceva parte della divisione, era separato e aveva il compito di pattugliamento nella zona di confine tra le due Germanie. Nel ’61 sono tornato in Usa a F. Knox e immediatamente prima della scuola di F. Knox sono stato promosso capitano. Durante quel periodo c’erano due livelli di scuole: il corso di base e quello avanzato per servizi come ufficiale, comandante di compagnia ecc.. Ci sono rimasto 9 mesi. Il comandante della scuola era il gen. Myers, due stelle. Dopo sono andato a Tukson e ho studiato ingegneria aeronautica per entrare a West Point come professore. A West Point ho insegnato per tre anni, sono entrato nel ’64 come capitano, quando ho finito ero maggiore.
– Chi era il comandante all’epoca?
- Il superintendent era MG, si chiama Bennet. Dopo sono stato alla scuola di comando e Stato del Kansas. Questa scuola è di preparazione per posizioni di Stato Maggiore. Si imparano i compiti di ufficiali di Stato: preparazione dei documenti anche tattica, molto tattica a livello di divisione e livelli inferiori. È Fort Leavenwort comandato da MG Davison. Sono uscito nel ’68 con il grado di maggiore.
– In quegli anni c’era stata la crisi con Cuba e l’azione della Baia dei Porci cosa ne pensi di questi avvenimenti che ti hanno trovato come ufficiale che iniziava ad entrare negli alti gradi di direzione dell’esercito Usa?
- La crisi dei missili era una cosa molto importante per gli Usa, perché c’erano dei missili proprio fuori dalla porta degli Usa. Era assolutamente necessario che i missili se ne andassero da Cuba. Ma probabilmente l’operazione non era ben organizzata, non ben preparata. Io non ero là, ma da quello che ho saputo le probabilità di successo erano molto scarse. È stato un errore L’esecuzione è stato un errore.
– Si sa che è normale attività degli Usa addestrare fazioni di paesi per sovvertire i governi popolari di quei paesi. Dove venivano addestrati in quel periodo gli anticastristi?
- Sicuramente in basi segrete. Ma io non so dove, non so chi era allora il comandante.
– E dopo che hai fatto?
- Dal ’67 al ’68 sono stato in Vietnam, ero ufficiale di Stato, divisione operativa, 3° corpo dell’esercito del Sud-Vietnam. Il Vietnam era diviso in 4 zone di intervento, il 1° corpo al Nord, il 2° corpo al Centro, il 3° corpo al Centro-Sud, il 4° al Sud.
– Che compito avevi nella zona del 3° corpo?
- Io ero in un reggimento di cavalleria, l’XI, il nostro compito era di intercettare i reggimenti nemici quando loro venivano dalla Cambogia al Sud. Poi loro si ritiravano e noi anche alla base. Dopo una settimana, 10 giorni di nuovo così via. Era una zona di grandi infiltrazioni nel sud. Noi facevamo continuamente delle operazioni di ‘Reconnaissance in Force’ o Rif e ‘Hunt and Kill’ (ricognizione in massa e caccia e uccidi).
– In che zona di preciso operavi?
- In tutta la zona di frontiera ed ai confini della Cambogia. Noi la chiamavamo zona di guerra ‘Delta’ e o ‘Charlie’.
– La base a che punto era?
- In molti posti il nostro reggimento aveva una grande mobilità. Ma in genere la nostra base logistica era a Long Bin. Il comandante di questa zona era un sud-vietnamita Do Cao Tri, il comandante Usa era il colonnello Patton.
– Che spiegazione dai della vostra sconfitta politico-militare in Indocina e in Vietnam in particolare?
- Noi non abbiamo mai interrotto, non siamo mai riusciti ad interrompere il movimento di rifornimento di uomini e logistico dal Nord al Sud. In questa situazione per proseguire la guerra al Sud era necessario interrompere questo movimento. Non ci siamo riusciti.
– Tra il ’65 e il ’69, quando c’eri tu, avevano distribuito già 4,5 milioni di tonnellate di bombe dal Nord al Sud che servivano anche a questo, perché secondo te non siete riusciti ugualmente ad interrompere il sentiero di ‘Ho Chi Min’?
- I bombardamenti al Nord erano ‘insufficienti’. Erano interrotti troppe volte non erano sufficientemente costanti; duravano 2 settimane, 3 settimane e dopo stop; poi periodi di pausa e poi ancora sempre così. Non costante.
– Come ti spieghi questi stop?
- Io credo perché il popolo degli Usa era stanco della guerra. Molti giovani non volevano andare in Vietnam, perché io credo che il popolo americano non era preparato per la guerra. Anche il corso della guerra non proseguiva molto bene. Era un periodo molto brutto.
– In Vietnam gli americani oltre a fare la guerra ‘convenzionale’ hanno addestrato i reparti sudvietnamiti e insieme a loro hanno fatto dell’antiguerriglia.
- Sì, questo addestramento è iniziato nel ’62 – 63…
– Tu hai detto che in Vietnam avete risolto ‘bene’ il problema della guerriglia e tutti sappiamo che genocidio è stato. In occidente come siete preparati ad affrontare la guerriglia? Sappiamo che corpi come i paracadutisti, lagunari, commandos, subacquei incursori e gli alpini sono già preparati a questa eventualità attraverso esercitazioni di rastrellamenti di paesi e già armati con armi non convenzionali.
- Io credo che dipenda dalla grandezza del combattimento, comunque se sarà una guerra di piccole unità noi siamo preparati, perché fa parte del normale addestramento, si chiama ‘tattica di piccola unità’. Ma quello che lei diceva (lagunari eccetera) quelli sono reparti per guerra non convenzionale, noi la chiamiamo ‘guerra speciale’ (antiguerriglia Ndr). In Usa abbiamo una scuola per imparare dalla nostra esperienza in Vietnam per quanto riguarda la guerra speciale.
– Come si chiama questa scuola?
- Si chiama JF Kennedy Special Warefare Center. Questa scuola è solo per il nostro esercito, ma ci sono molti ufficiali dei paesi alleati che vengono inviati a pagamento dai propri stati in questa scuola. Esistono scuole simili anche in Francia e in Inghilterra, non so se anche in Germania, Italia, Portogallo. Credo che comunque il compito principale per questa guerra speciale spetti ai CC e ai corpi che lei diceva, ma se alcuni reparti sono lontani dal teatro dell’attacco convenzionale, possono essere utilizzati per ‘guerra speciale’.
- A che livello sono gli alpini per un impiego nella guerra speciale?
- Per il loro tipo di guerra: montagne, terreni difficili, ecc., sono ad alto livello. Bene attrezzati ed addestrati ed hanno un grande spirito di corpo.
– Sia su questo che sul Vietnam torneremo in seguito. Continuiamo a parlare della tua carriera. Con che grado sei uscito dal Vietnam?
- Maggiore. Poi sono stato al Pentagono dal ’69 al ’71. Ero Ufficiale di Stato Operativo, responsabile dell’area South East Asian, nella mia divisione era a capo un colonnello, Watkins. Io ricevevo due volte al giorno da Saigon notizie circa le azioni in Vietnam. Una volta alla settimana facevo la synopsis di tutte le azioni della settimana per tutti gli alti ufficiali di Stato Maggiore, il capo di SM, i capi delle varie divisioni. Questo serviva per sapere come andava la guerra giorno per giorno.
– Lo Stato Maggiore del Pentagono come trasmetteva le decisioni per la conduzione della guerra in Sud Vietnam?
- In Vietnam c’era un comando, si chiamava Macv (Military Assistant Comand Vietnam) il capo di quel comando deve riportare direttamente al capo di Stato della Difesa degli Usa. In Pentagono ci sono 4 stati Difesa Marina Aeronautica Esercito. Tutti sono separati, ma lo stato più alto è la Difesa. Tutti i servizi dipendono da quello Stato. Le decisioni sulla guerra venivano prese in Vietnam e dallo Stato della Difesa. Gli altri non prendevano decisioni fornivano uomini e mezzi per combattere nel teatro della guerra.
– Continua…
- Nel ’72 ero andato in Germania ero tenente colonnello, sono rimasto fino al ’73.
– Quale era il tuo compito?
- Comando di squadrone di cavalleria corazzata.
– Base?
- Schwabach presso Norimberga, comandante Buckingaham (BM).
– In Germania in quel periodo c’è stata una campagna offensiva della Raf contro gli Usa e la politica imperialista. Quindi è smentita l’affermazione che hai fatto all’inizio, che prima della tua cattura tu pensavi che la guerra fosse solo un problema interno al paese in cui si nasce.
- …(silenzio)
– Tu cosa ne pensavi allora?
- Io so solo che era una cosa terribile c’erano molte bombe 2 o 3 morti, grandi esplosioni e molte strutture danneggiate. Non era un buon periodo.
Nel giugno del ’73 sono andato alla scuola di guerra Carlisle in Pennsylvania, comandante MG Davis.
– Che tipo di cosa è? Spiegala…
- È una scuola in preparazione per alti livelli dell’esercito ci sono 3 livelli. Il secondo livello è il corso avanzato e prepara a un più alto livello stati minori e un servizio per comandanti di compagnia ecc.. Il terzo livello è il Collegio di Stato e ho già detto l’ultimo livello è Collegio di Guerra dove si impara come funziona nelle varie strutture il governo.
Mi stavo preparando su questo.
– Ti preparavi a rientrare al Pentagono?
– Sì ma non ero sicuro. Probabilmente al Pentagono. Senza dubbio ad un livello alto.
– Chi comandava la scuola?
- Credo il generale Snif; ma non sono sicuro. Sono uscito nel ’74 col grado di tenente colonnello e sono entrato al Pentagono.
– Quale era il tuo compito al Pentagono?
- Ero addetto del Segretario di Stato per il Bilancio e la Finanza.
– Chi era il tuo superiore al Pentagono?
- Il capo segretario era Martin Hoffman, sono uscito nel ’76 come colonnello. Dopo a Fort Hood nel Texas nel ’76 e sono uscito nell’80 come generale.
A Fort Hood inizialmente ero comandante di una brigata di carri armati. Poi Capo di Stato Maggiore del corpo di Fort Hood. Fort Hood è molto grande: 50 mila soldati, 2 divisioni e molte strutture minori.
– E poi a Verona…
- Sì sono stato a Monterey a imparare l’italiano.
– Abbiamo letto che un capitano dei CC ti aveva avvertito del pericolo di un attacco guerrigliero. Puoi dirci il nome?
- Credo che si chiami cap. Fedele è responsabile della sicurezza del Comando di Verona. Ufficialmente ricordo, di aver ricevuto due volte comunicazioni circa la possibilità di azioni nella nostra zona contro militari americani.
Queste notizie arrivavano da un ufficiale americano nel Comando. È nelle trasmissioni, è un ufficiale di Stato.
– Queste notizie da chi arrivavano?
- Sicuramente dai servizi segreti italiani, comunque dopo l’attentato a Kroesen abbiamo aumentato la sicurezza a Vicenza e a Verona.
– Noi abbiamo visto uomini in borghese fuori palazzo (…) e palazzo Carli.
- In maggior parte dovrebbero essere italiani, non so se americani.
– Chi è a Verona il Rappresentante della Navsouth e della Strikforsouth?
- Per la Strikforsouth (VI flotta) abbiamo un capitano di vascello: cap. Lishter, e tenente colonnello della marina Ltc Shinnich che abita in Preati a Verona.
Per il comunismo,
Brigate rosse per la costruzione del Pcc.
6-1-82
Fonte: PROGETTO MEMORIA, Le parole scritte, Sensibili alle foglie, Roma 1996.
Un pensiero su “Campagna Dozier – Comunicato N. 3”
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