A TUTTO IL MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO
Gli ultimi avvenimenti hanno mostrato come siano mutati i termini dello scontro di classe nel nostro paese. Bisogna prendere atto che una fase si è chiusa, e a chiuderla è stata la borghesia imperialista.
Il compito che si pone oggi ai rivoluzionari è imparare dalle sconfitte per condurre in modo vittorioso la guerra di classe nelle metropoli vero centro dell’attacco della controrivoluzione.
La borghesia imperialista ha costruito le sue vittorie sugli errori dei rivoluzionari, sull’inadeguatezza nella conduzione della guerra di classe nelle metropoli. La borghesia imperialista vuole dimostrare con ogni mezzo l’impossibilità di vivere della guerriglia, e nel perseguire questo scopo ricorre alle peggiori nefandezze: HA ELEVATO LA QUALITÀ DEL PROPRIO SISTEMA DI POTERE INTRODUCENDOVI LA TORTURA. La prima risposta a questo è stata un immenso sdegno da parte delle masse: DI FRONTE AD UNO STATO CHE RICORRE A TALI MEZZI, ALLE MASSE NON RESTA CHE UN UNICO OBIETTIVO: DISTRUGGERLO!
Compagni, ribadiamo che, per quanto la tortura pone grossi problemi al processo rivoluzionario, non è mai stata in grado di bloccarlo. Questo è l’insegnamento delle rivoluzioni del passato; questo c’insegna attualmente El Salvador, dove la ferocia imperialista fa inorridire perfino i borghesi benpensanti.
Nell’epoca dell’imperialismo delle multinazionali, la guerra assume caratteri nuovi: da un lato l’esistenza di un nemico cosciente delle dinamiche della lotta di classe, in grado di intervenire in modo preventivo, di sabotare sul nascere tutte le condizioni favorevoli al processo rivoluzionario; dall’altro lato un’avanguardia giovane ed un movimento di massa che si misura con la più efferata cricca di criminali mai apparsa sulla faccia della terra. Per tutto ciò gli errori, le deviazioni, gli eccessi, inevitabilmente presenti come portato spontaneo dello scontro di classe, se non vengono compresi fino in fondo, se persistono, generano inevitabilmente la sconfitta.
Il problema che l’avanguardia di classe deve affrontare accettando il nuovo livello di scontro è come condurre la guerra rivoluzionaria nelle metropoli in questa fase. È importante coglierne i caratteri peculiari. L’attacco della borghesia imperialista si inserisce oggi in un contesto che tende a stabilire condizioni simili ad un’economia di guerra:
1) riappacificazione forzata degli operai occupati, spinta in particolare nei settori trainanti del mercato;
2) regolamentazione delle tensioni di classe e governo del mercato del lavoro per determinare quantitativamente l’offerta di manodopera, qualificandola secondo le esigenze dell’industria;
3) ripristino di un più dispotico comando, distruzione di qualsiasi forma di organizzazione operaia, fino a punte d’annientamento, sia con lo stillicidio dei licenziamenti e della cassa integrazione che vorrebbero ridimensionare l’esistenza della classe, la forza contrattuale, la stessa identità di classe, sia con gli arresti in massa.
Questo è reso possibile dall’alto ricambio di manodopera favorito dalla massiccia espulsione di forza-lavoro e dalla riqualificazione alle esigenze dell’azienda attraverso i corsi professionali.
L’obiettivo della borghesia imperialista è quello di garantirsi la continuità e la funzionalità delle fabbriche in qualsiasi periodo di tensione politica. Dall’altro lato la classe operaia si è resa completamente conto che le vecchie forme organizzative non gli permettono di lottare neanche per gli interessi immediati, e proietta le proprie tensioni su uno scontro che vede come obiettivo lo Stato. In questo senso vanno le ultime manifestazioni della classe, l’ultima in ordine di tempo IL RIFIUTO DEL CONTRATTO, contratto di saldatura della politica economica alla politica statale (PATTO SOCIALE).
LA CLASSE INIZIA A SCRIVERE LA SUA STORIA IN UN RAPPORTO DI SCONTRO CHE HA COME OBIETTIVO IL POTERE STATALE.
La classe impara, in una fase di RESISTENZA ATTIVA, a forgiare gli strumenti che la porteranno all’offensiva: ORGANIZZAZIONE E FORME DI LOTTA ADEGUATE AL LIVELLO DI SCONTRO SONO OGGI L’ORDINE DEL GIORNO PRIVILEGIATO E IL DIBATTITO CHE STA VIVENDO NELLE MASSE.
L’avanguardia deve imparare a praticare la RITIRATA STRATEGICA: ritirarsi in seno alle masse e costruire al loro interno il sistema di potere proletario armato, coniugando con intelligenza il lavoro illegale con quello legale, portando alle estreme conseguenze la natura reale della democrazia borghese, fino a sviluppare, nel rapporto Stato-classe, la critica radicale e la pratica conseguente: l’illegalità di massa.
LA TORTURA, applicata sistematicamente e scientificamente è in grado di percorrere tutti gli anelli dell’organizzazione proletaria, a partire dall’individuazione delle aree proletarie. Perciò il primo compito è proprio impedire quest’individuazione.
NELLA RITIRATA STRATEGICA, l’avanguardia in stretta dialettica con le masse prepara l’offensiva.
I terreni aperti nella campagna contro la NATO rimangono validi per la
COSTRUZIONE DELL’UNITA’ DEI COMUNISTI E DELL’UNITA’ DELLE MASSE SUL PROGRAMMA POLITICO GENERALE DI CONGIUNTURA.
GUERRA ALLA GUERRA IMPERIALISTA!
COSTRUZIONE DI UN NUOVO INTERNAZIONALISMO PROLETARIO!
ABBATTIMENTO DEL SISTEMA DEL LAVORO SALARIATO!
Compagni, le “gloriose vittorie” che tanto declama la borghesia imperialista le ha ottenute praticando in modo scientifico, sistematico e massificato, nelle varie caserme di CC e PS un livello di repressione che rappresenta la continuità ed esperienza accumulata nella pratica controrivoluzionaria di attacco alle lotte di emancipazione del proletariato e dei popoli di tutto il mondo. Non è un caso che alcune immagini rievocano il Vietnam, l’America Latina, il Medio Oriente; tortura come continuità con le stragi di oggi in El Salvador, Guatemala, Turchia: compagni prelevati e sequestrati per giorni e giorni dai torturatori di Stato con due obiettivi: estorcere informazioni ed annientare l’identità dei rivoluzionari.
La TORTURA non è un moto di rabbia o sadismo di qualche sbirro, è invece una scelta cosciente e determinata dalla borghesia imperialista, e il proseguimento della strategia del “pentimento e della dissociazione”, il tentativo di distruggere la guerriglia dal suo interno.
Costruire attraverso la tortura, e accreditare attraverso i mass-media, l’immagine delle Brigate Rosse come di quelli che sparano e, poi, appena catturati, collaborano, risponde all’obiettivo di attaccare non solo l’avanguardia e il nascente sistema di potere, ma indurre sfiducia nelle masse, distruggere la volontà e le prime esperienze di organizzazione, isolare e delegittimare l’avanguardia rivoluzionaria, cioè far apparire le Organizzazioni Combattenti Comuniste come corpo estraneo alla classe, la loro pratica come estranea alle tradizioni di lotta della classe.
Compagni, questo decennio di lotte, con vittorie e sconfitte, errori e giuste individuazioni della linea rivoluzionaria è tutto interno alla dinamica dello scontro di classe. L’attacco a questa realtà viaggia da anni, perseguito – per chi non ha memoria – con le stragi di Stato, con la ristrutturazione produttiva, con l’espulsione di migliaia di proletari dalle fabbriche, e nessun opportunista può mistificarlo, nascondendosi dietro gli errori dei rivoluzionari.
La tortura, dicevamo, non è né eccesso di qualche apparato, né pratica momentanea suscitata dalla guerriglia, come vorrebbe accreditare certa stampa.
Non c’è esempio nella pratica delle Brigate Rosse, né negli eccessi, né negli errori inevitabili che anche la guerriglia può commettere, che possa essere paragonabile a ciò che sta avvenendo in questi giorni – un esempio per tutti: il boia Taliercio e il compagno Di Lenardo.
Il primo a fondamento della “sua bontà” aveva un unico principio: PROGRAMMARE IL NUMERO DEGLI OPERAI DA SACRIFICARE IN NOME DELL’EFFICIENZA DEGLI IMPIANTI. In parole povere: se fare la manutenzione ad un tale impianto costa 100 in termini di costi e produzione, è più economico sacrificare in nome della produzione la vita di 10 operai. QUESTI SONO I VALORI CHE ABBIAMO PROCESSATO!
Di Lenardo, e tutti i compagni catturati e torturati pongono la loro esistenza come proletari e comunisti, non programmando omicidi, ma sul come costruire una società senza più classi, dove la schiavitù del lavoro salariato sia definitivamente abolita. È QUESTA LA QUALITA’, “LA PASTA”, COME VOI DITE, DI CUI SONO FATTI I BRIGATISTI. QUESTO, E LA RICCHEZZA DEL DIBATTITO CHE ABBIAMO SUSCITATO FARÀ GIUSTIZIA DEGLI ERRORI, DELLE TENDENZE SBAGLIATE E SOPRATUTTO DELLO SCIAME DI TRADITORI E DISSOCIATI. SU QUESTI ULTIMI NON COMMETTERE L’ERRORE DI LIQUIDARLI SOLO CON LA BOLLA DI TRADITORI E INFAMI, CIÒ È GIÀ STORIA: VERRANNO ESTIRPATI INSIEME A QUESTA SOCIETÀ. E PIÙ CONCRETAMENTE FACENDO VIVERE LE RAGIONI SOCIALI DELLA GUERRA ALL’IMPERIALISMO NELLE FORME E CONTENUTI CHE CI LEGANO SEMPRE PIÙ INDISSOLUBILMENTE ALLE MASSE PROLETARIE, DI QUESTO, STATENE CERTI, NE SAREMO CAPACI!
Compagni, sappiamo bene che la tortura misura un nuovo livello di scontro, che immediatamente, una stretta componente, che senza enfasi definiamo eroica, riesce a resistere senza farsi distruggere l’identità politica; né farsi estorcere informazioni. Ad un’altra fascia di compagni sottoposti a torture vengono estorte informazioni, ma alla prima occasione denunciano questo e riaffermano il loro antagonismo al sistema. Questi rimangono tutti interni alla classe e al processo rivoluzionario, pur non rappresentandone un punto di riferimento come avanguardie.
Ma coloro che per proprio tornaconto MIRANO AI BENEFICI DELLA “LEGGE PENTITI” E SI METTONO IN PRIMA FILA NELLA LOTTA CONTRO IL PROLETARIATO, IL RAPPORTO CHE SCELGONO È DI GUERRA, E CONSEGUENTE SARÀ LA NOSTRA RISPOSTA!
La crescita costante dell’offensiva rivoluzionaria ha posto seri problemi alla borghesia imperialista, che già da tempo si preparava ad “indurire” la sua risposta in termini di repressione. La linea che i democratici chiamano della fermezza e che, con ritardo e a nostre spese abbiamo capito, si era già espressa chiaramente nel carcerario con i massacri di San Vittore e Pianosa.
Il duro colpo inflitto alla borghesia imperialista con la cattura e il processo del boia Dozier, massacratore di vietnamiti come lui stesso ha confessato, toglieva ogni velo a questa strategia e ne accelerava i tempi di attuazione. Da questo momento in poi i “casi” di cattura e tortura con modalità argentine – a cominciare da Petrella e Di Rocco – cominciavano a non contarsi più; persino gli organi d’informazione della borghesia stessa cominciavano a denunciare la pratica della tortura.
Solo Rognoni e “il rimbambito nazionale” mandato in giro per il mondo a sbafare sulla democrazia, lo ignorano volontariamente e vendono fumo sui diritti civili, la pace e contro gli armamenti, mentre le decisioni centrali parlano un altro linguaggio, come la partecipazione italiana alla forza multinazionale del Sinai (partecipazione italiana e inglese che ha messo in crisi la già mediata proposta di pace nel Medio Oriente sul Piano Fahd che ha già visto l’Europa schierarsi privilegiando gli accordi di Camp David). Sì: l’Italia gendarme del Mediterraneo per conto USA: ingaggia militari di leva “volontari” svendendoli come mercenari.
Guerra interna e guerra esterna sempre più difficilmente si distinguono, esse si presentano come scelte integrate, sia la partecipazione alla forza multinazionale nel Sinai che la tortura hanno come carattere dominante la volontà politica dell’imperialismo USA.
Nella riunione del CIIS è stato dato l’avallo alla tortura, Spadolini ha provveduto in riunioni separate a comunicarlo ed accordarsi con tutti i segretari dei partiti, compreso il PCI, a quest’ultimo ha mostrato lo spettro di un’inversione militare pilotata dagli americani.
Così si sono garantiti l’assenso completo e il silenzio sulla tortura. Il PCI e il sindacato, anche quando gli arresti li riguardano da vicino, recitano con monotonia lo stesso ritornello: “ribadiamo la nostra fermezza per la lotta contro il terrorismo; sospensione cautelativa”.
Compagni, la complicità di questi miserabili rende il grande servizio di “tenuta democratica”: in qualsiasi Stato in cui la repressione assume questi connotati di massa, e ricorre a mezzi che solo la barbarie imperialista può concepire, c’è la denuncia pubblica dei caratteri repressivi dello Stato. Questi luridi servi coprono persino la realtà di un intero sindacato che sta nelle galere assieme alle avanguardie di 10 anni di lotta.
Compagni, lasciamo coscientemente aperte queste tematiche aprendo un confronto per l’unità con tutti i comunisti per comporre l’unità delle masse.
UNITÀ DEI COMUNISTI NELLA COSTRUZIONE DEL PARTITO COMUNISTA COMBATTENTE!
UNITÀ DELLE MASSE SUL PROGRAMMA POLITICO GENERALE DI CONGIUNTURA NELLA COSTRUZIONE DEGLI ORGANISMI DI MASSA RIVOLUZIONARI!
COMBATTERE INSIEME UNITI PER VINCERE CON TUTTI I COMUNISTI E CON TUTTI I POPOLI CHE LOTTANO CONTRO L’IMPERIALISMO!
Per il Comunismo, BRIGATE ROSSE
per la costruzione del PCC
18 Marzo 1982
Un pensiero su “A tutto il movimento rivoluzionario – Volantino che annuncia la Ritirata Strategica”