Una scelta omicida legalizzata in difesa della proprietà privata

Tentata rapina il 14/12 A Bologna, il bottino: Laura Bartolini uccisa, Lucia Franculacci in vin di vita. I giornali – il Resto del Carlino, la Repubblica, l’Unità – fanno finta di interrogarsi, ma in effetti hanno già deciso – dai caratteri cubitali dei titoli – che si tratta di terroriste.

Due compagne conosciute nel movimento; una, Laura Bartolini, secondo la polizia “incensurata, ma nota per le sue simpatie verso la estrema sinistra”; l’altra, Lucia Franculacci, già incarcerata e inquisita per la cosiddetta “cellula perfughese”, ma prosciolta con formula piena per mancanza di indizi. La stampa si affretta a creare nuovi mostri, tuttal più parla di scelte suicide (il Carlino); il sindaco Imbeni esprime la sua pietà pelosa, invitando a riflettere e condannando la violenza (ma quale?).

Ma nessuno parla della scelta omicida dell’altro protagonista di questa agghiacciante vicenda, vale a dire del gioielliere-killer Corrado Ferrari.

Eppure la dinamica dell’uccisione è stata chiarissima, ampiamente ammessa dallo stesso gioielliere-sceriffo.

A quel che risulta dai giornali l’orefice non è stato neanche arrestato per quel che, con macabro eufemismo, si chiama, nell’asettico linguaggio giuridico, “eccesso di legittima difesa”. Nessun pennivendolo ha avuto il coraggio di sollevare il minimo dubbio sulla reazione feroce ed assassina dell’orefice, l’unica cosa che conta è alimentare di nuovo l’allarme sociale, cercare covi, aprire una nuova stagione di caccia al terrorista, al sovversivo, al proletario ribelle.

Eppure le sequenze dell’omicidio sono agghiaccianti nella loro gelida chiarezza.

Rispunta fuori il cittadino dell’ordine, il giustiziere che ammazza impunito in nome della proprietà. Ed ovviamente questo non fa notizia, è inutile chiedere il ripristino della pena di morte, questa è già in atto e pienamente legalizzata.

Lo stato delle leggi eccezionali, della licenza di uccidere nelle piazze e ai posti di blocco si riperpetua in questo cittadino esemplare, indefesso lavoratore (anche se forse un po’evasore fiscale), ottimo padre di famiglia.

L’esecuzione si è consumata a freddo, ricostruita nei minimi particolari, per il ghiotto palato dei benpensanti bolognesi.

L’ordine regna a Bologna. Ma non possiamo dimenticare. Il nostro dolore, la nostra rabbia per la morte di Laura, per questo ennesimo assassinio legalizzato ci spinge ad una maggiore determinazione nella nostra lotta per farla finita con lo Stato della miseria, della galera, della guerra, delle esecuzioni sommarie in nome della legge e della proprietà.

Dicembre 1984

I COMPAGNI DI BOLOGNA