a) Quali erano gli obiettivi che intendevate conseguire attraverso il sequestro del Giudice Di Gennaro e l’azione del nucleo interno a Viterbo?
Gli obiettivi che volevamo conseguire attraverso il sequestro Di Gennaro sono stati spiegati nel nostro comunicato; l’azione tendeva alla liberazione dei tre compagni di Viterbo, da tempo sequestrati dalla giustizia borghese. Il sequestro di Di Gennaro è servito ad evitare che i compagni di Viterbo fossero fucilati come in P.za Alberti o come nel carcere di Alessandria. Infine il collegamento tra i nuclei esterni ed interni, la perfezione di questo collegamento, attesta il grado di efficienza organizzativa politico-militare raggiunto dal Nap.
b) Non vi sembrano scarsi i frutti raccolti con un’operazione così complessa?
Se per i borghesi l’incolumità fisica dei loro simili è cosa da poco, per noi è fondamentale salvaguardare la vita dei compagni. Con questa azione abbiamo soprattutto teso ad affermare il nostro fermo proposito di non abbandonare i compagni che cadono nel corso della lotta in mano al nemico. Non saranno i lager della borghesia a fermare la lotta del proletariato. La nostra parola d’ordine è distruzione dei carceri e liberazione di tutti i detenuti.
c) Per quale ragione il volantino in possesso ai tre rivoluzionari di Viterbo parla già di non raggiungimento dell’obiettivo quando l’operazione era ancora in corso?
Per motivi ovviamente precauzionali i compagni hanno predisposto un volantino di gestione anche della eventuale ipotesi di un fallimento dell’obiettivo tattico della liberazione dei compagni. Ciò dimostra che i Nap non hanno lasciato niente al caso e che tutti i particolari dell’operazione sono stati vagliati nei minimi dettagli. In particolare della mancanza della nostra sigla e del nome del magistrato sul volantino in possesso del nucleo interno si spiega nel senso di ulteriori precauzioni predisposte al fine di non pregiudicare fino all’ultimo momento la riuscita dell’intera operazione.
d) Quale rapporto esiste tra i Nap e le Br?
Non esiste alcun legame operativo e organizzativo tra Nap e Br. Esiste comunque una omogeneità politica sulla strategia di lotta. Lotta armata per il comunismo.
e) A questo punto dovresti parlarci più per esteso dei Nap, della vostra origine, dei vostri programmi di lotta e infine come considerate la vostra azione rispetto al resto del movimento?
Le carceri sono oggi nello stesso tempo il luogo di organizzazione di vasti strati di proletariato e la risposta del sistema capitalistico alle richieste di potere delle masse subalterne, al tentativo individuale o collettivo di conquistarsi uno spazio vitale. In particolare nel meridione, dove i contrasti di classe travalicano la conflittualità di fabbrica e dilagano infiammando i ghetti nei quali proletari e sottoproletari si fondono in un’unica immensa massa di “dannati della terra”, nei quali la lotta per un qualunque miglioramento delle condizioni di vita si traduce immediatamente in uno scontro diretto e sovente armato con lo Stato e le istituzioni. Lo sbocco inevitabile, il passaggio obbligato di questa lotta sono le carceri e questo vale tanto per il braccato che sceglie di prendersi con la forza la casa che spetta a lui e ai suoi figli come per il rapinatore che riprende per sé una parte di quella ricchezza gestita ingiustamente dalla borghesia. I Nap nascono in questo contesto ed esprimono le speranze e lo slancio rivoluzionario di queste masse popolari meridionali, da sempre lasciate sole nella lotta per l’emancipazione. Questo basta a zittire certi critici che parlano di “concezione politica disperata che spinge a perdere il legame e la fiducia nell’organizzazione di classe dei lavoratori, per dedicarsi ad una guerra privata e suicida”. Il solo modo per essere legati alla nostra classe è il dare una risposta strategica al bisogno di potere che esprimono le molteplici istanze del movimento. La nostra strategia è la lotta armata per il comunismo; la nostra proposta organizzativa è la creazione e costituzione di nuclei armati proletari ovunque si esprima la volontà e autonomia di emancipazione delle masse proletarie. Le carceri sono solo uno dei settori di intervento della nostra azione politica. Nella dura lotta contro le strutture della attuale repressione carceraria si sono formati parecchi nostri militanti, così come tanti altri proletari hanno preso coscienza delle mostruose trappole che i padroni hanno costruito, sempre pronte a scattare su chiunque si ribelli alla logica dell’oppressione e dello sfruttamento legalizzato. Le battaglie dei detenuti, per molti aspetti e contenuti sempre più vicini alle battaglie di fabbrica, hanno fatto di questi uomini dei validi compagni di lotta del proletariato: la nostra organizzazione si propone di unificare ciò che la società borghese ha interesse a tenere diviso, di affiancare i compagni detenuti ai fratelli che si battono ogni giorno nei quartieri e nelle fabbriche. Per questa ragione il nostro principale ambito di intervento oggi è l’arco politico dell’autonomia operaia. La nostra iniziativa politico-militare intende intervenire concretamente nel vasto dibattito in corso in questo arco del movimento tra le avanguardie di lotta. Ai compagni che si battono per la casa, per l’autoriduzione dell’affitto e delle bollette, ai compagni che lottano contro lo stato di assedio dei quartieri proletari, contro la ristrutturazione antioperaia in fabbrica e la svolta controrivoluzionaria in atto nel paese, alle avanguardie armate che si formano oggi spontaneamente nel vivo della lotta contro il regime democristiano, noi dei Nap dichiariamo il nostro impegno a combattere fino in fondo per il comunismo”.
Pubblicato in progetto memoria, Le parole scritte, Sensibili alle foglie, Roma 1996, pp. .