Compagni detenuti il volantino qui allegato è la trascrizione del testo megafonato la notte del 1° ottobre 1974 davanti ai carceri di Milano, Roma e Napoli e seguita da un’esplosione che aveva lo scopo di distruggere le apparecchiature trasmittenti. L’isterica reazione della stampa borghese e revisionista ha prodotto un unico tentativo di falsare la realtà ed i contenuti della nostra azione ed un ridicolo tentativo di collocarla politicamente a destra. Brucia al culo dei padroni e del potere repressivo che ex-detenuti si siano organizzati all’esterno dei carceri con il preciso scopo di sostenere e proseguire, all’esterno, la nostra lotta comune contro il fascismo di Stato. Ora compagni sta a voi dare la giusta risposta di lotta per il conseguimento degli obbiettivi espressi nelle piattaforme, lottando.
Il testo del comunicato trasmesso a Rebibbia, Poggioreale e San Vittore: «Attenzione, state lontani, questa apparecchiatura e questo luogo sono minati ed esploderanno al minimo tentativo di interrompere questo messaggio. Compagni e compagne detenuti nel carcere, questo messaggio è rivolto a tutti voi dai Nuclei Armati Proletari che si sono costituiti in clandestinità all’esterno dei carceri per continuare la lotta dei detenuti contro i lager dello Stato borghese e la sua giustizia; il nostro è un appello alla ripresa delle lotte per il conseguimento degli obbiettivi espressi nelle piattaforme dal ’69 in poi. Una ripresa delle lotte nei carceri che ci vede uniti, ora come dal ’69 in poi, al proletariato; contro il capitalismo violento dei padroni, contro lo Stato dei padroni ed il suo governo.
La risposta dello Stato borghese a cinque anni di lotta dura è stata una crescente repressione ed una serie di provvedimenti fascisti tra i quali il raddoppio della carcerazione preventiva, ed il definitivo affossamento del progetto di riforme penali decantato dalla pubblicità governativa. Raddoppio dei termini passato con il concorso attivo dei revisionisti sulla pelle del nostro strato proletario. Ora è giunto il momento di dimostrare che non siamo disposti a permettere che vi sia il silenzio: di dimostrare che la nostra volontà e capacità di lotta non è spenta, nonostante tutto, e che ha prodotto all’esterno dei carceri dei Nuclei Armati Proletari per affiancare e sostenere la lotta dei detenuti, per rispondere agli omicidi ed alle stragi ed alle repressioni di Stato. Compagni proletari detenuti, per i nostri diritti, contro la violenza di stato nelle carceri, nelle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole e nelle caserme, contro il rafforzamento della repressione, rivolta generale nelle carceri. Rifiutiamo il modo di vivere impostoci dalla classe borghese con lo sfruttamento, la miseria e l’oppressione; rifiutiamo di continuare ad essere l’alibi delle strutture poliziesche ed antiproletarie dello Stato. Compagni, la repressione su di noi affianca e perfeziona il fascismo delle leggi di Stato, conferma che il potere calpesta il diritto del proletariato più debole preparandosi a calpestare la libertà di tutto il proletariato. Noi non abbiamo scelta: o ribellarsi e lottare o morire lentamente nei carceri, nei ghetti, nei manicomi dove ci costringe la società borghese e nei modi che la sua violenza ci impone.
Contro lo Stato borghese, per il suo abbattimento, per la nostra autoliberazione di classe, per il nostro contributo al processo rivoluzionario del proletariato, per il comunismo: rivolta generale nei carceri e lotta armata dei nuclei all’esterno. Rivolta e lotta armata come rifiuto di accettare passivamente la repressione che si aggiunge al genocidio sociale permanente del nostro strato proletario. Rivolta e lotta armata come risposta contro l’esistenza dei carceri; ai decenni di torture, alle centinaia di omicidi consumati senza timore di punizione dai boia del sistema nei carceri, nei manicomi giudiziari, nei riformatori minorili. I Nuclei Armati Proletari contano alloro interno compagni ex-detenuti che hanno sofferto il carcere lottando e maturando politicamente, 10 hanno sofferto come voi, compagni, sui letti di contenzione, nelle celle di isolamento, subendo le sevizie degli aguzzini e le torture dei manicomi giudiziari e che non hanno dimenticato..
Compagni detenuti, i crimini degli aguzzini di Stato non rimarranno più impuniti; i boia fascisti esecutori della repressione nei carceri e nei manicomi, saranno da noi processati e condannati secondo la giustizia proletaria. Contro tutte le violenze subite dai proletari detenuti dobbiamo rispondere con la sola parola d’ordine di classe valida in tutte le situazioni di sfruttamento e di oppressione del proletariato: la ripresa della nostra lotta di massa. Via i fascisti dai carceri in lotta per il comunismo, per loro le fogne possono bastare. Contro il fascismo di Stato violenza organizzata del proletariato detenuto. Compagni non dimenticate che i fascisti sono quegli stessi porci che chiedono con insistenza il ripristino della pena di morte, un aumento generale delle pene del loro infame Codice penale, una maggiore durezza di trattamento nei carceri e sempre i primi a proporre le più reazionarie proposte liberticide. Compagni non dimenticatelo per quelli che avete lì sottomano, isolate e picchiate i fascisti e ricordate che sono nostri boia al pari degli aguzzini, della polizia della custodia e dei padroni.
Compagni detenuti, in questa fase di lotta tutto il proletariato contrapposto al potere borghese che tenta di realizzare il suo più alto tentativo reazionario ed antiproletario, all’interno di una crisi politica ed economica dell’imperialismo mondiale, portando un attacco a fondo alle condizioni di vita e alle libertà del proletariato nelle fabbriche e nei quartieri, aumentando di conseguenza il numero di proletari detenuti. In questo quadro la nostra lotta assume il significato di unità con la lotta di tutto il proletariato proponendo la ricerca di un rapporto di forza vincente e di una strategia che veda la classe operaia alla guida dello scontro di classe di tutti gli strati del proletariato in lotta.
La nostra piattaforma deve perseguire questi obbiettivi:
1) Lotta contro i codici fascisti come momento di unità politica del proletariato contro uno strumento basilare del condizionamento oppressivo del potere.
2) Lotta per la democratizzazione interna dei carceri e per la relativa attuazione di riforme radicali che contemplino sistemi non detentivi, effettiva e reale possibilità di esercitare gli inalienabili diritti umani e politici espressi nelle piattaforme di questi ultimi anni.
Autogoverno, democraticizzazione come sbocco evolutivo delle nostre lotte per le masse detenute che soltanto attraverso una prassi di lotta possono trasformarsi da masse amorfe e strumentalizzate a masse coscienti dei propri diritti e dei compiti di classe rispetto al processo rivoluzionario generale.
I nostri obbiettivi immediati sono:
a) Abolizione dei manicomi giudiziari, veri lager nazisti e strumento di ricatto e di terrorismo per i proletari detenuti.
b) Abolizione dei riformatori minorili, luoghi di violenza originaria sul giovane proletario, atti e programmati per assicurare al potere borghese la continuità di quella delinquenza di cui ha disperatamente bisogno per giustificare gli apparati polizieschi e giudiziari dello Stato. c) Amnistia generale e incondizionata, salvo che per i reati di mafia e per la sbirraglia nera, a parziale rimedio del danno subito dalle leggi fasciste.
d) Abolizione immediata della recidiva.
e) Inchiesta da parte di una commissione non parlamentare, ma composta da compagni, avanguardie di lotta delle fabbriche e dei quartieri sulle torture, sugli abusi e sugli omicidi che sono stati commessi e continuano a commettersi attualmente nei carceri.
t) La verità sul compagno fucilato a Firenze e sulla strage ordinata dal potere ai suoi servi ad Alessandria.
Compagni, al conseguimento di questi obbiettivi i Nuclei Armati Proletari concorreranno all’esterno con le azioni che di volta in volta si renderanno necessarie. Questa azione di propaganda alle lotte è stata condotta dal nucleo esterno del movimento dei detenuti.
Viva il comunismo, viva la lotta dei detenuti».
Ottobre 1974.
Pubblicato in progetto memoria, Le parole scritte, Sensibili alle foglie, Roma 1996, pp.232-234.
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