Oggi venerdì 6 maggio è stata attuata un’azione che tendeva all’esproprio di tre compagni proletari da tempo sequestrati dalla giustizia borghese. All’azione hanno partecipato attivamente due nuclei armati: uno all’interno ed uno all’esterno con funzioni di appoggio. Un altro nucleo di compagni esterni ha preventivamente fatto prigioniero Giuseppe Di Gennaro, un reazionario che da anni è al servizio della repressione di Stato in funzione antiproletaria; attualmente egli viene custodito, interrogato, e processato in una prigione del popolo. Il non raggiungimento dell’obbiettivo inteso nella liberazione di tre compagni, avanguardie reali delle lotte dei detenuti in questi ultimi anni non significa il fallimento dell’azione, ma attesa e certifica il grado di efficienza organizzativa politico-militare raggiunto; imponderabili eventi fortuiti hanno costretto il nucleo armato interno a ripiegare su posizione di stallo ed attualmente si trova barricato all’interno della prigione di Viterbo con alcuni uomini della repressione in ostaggio. L’incolumità fisica degli stessi, l’incolumità fisica di Di Gennaro è subordinata all’incolumità fisica del nucleo interno che intende rivendicare la responsabilità politica dell’arresto di Di Gennaro e di tutte le azioni odiernamente collegate, oltreché motivarle pubblicamente a mezzo stampa Rai-Tv. Soltanto con l’adempimento di questa richiesta e dopo la divulgazione del presente messaggio gli ostaggi saranno rilasciati, il gruppo armato dichiarerà la resa e Di Gennaro sarà posto in provvisoria libertà. Coscienti che l’attuale sottogoverno Fanfani, che ben interpreta la costituzionale vocazione antiproletaria padronale, come i passati governi Tambroni e Andreotti, avrebbe bisogno oggi di nuovo sangue proletario in suffragio alla ragion d’essere della sua linea politica di cui non ultima espressione è il varo di leggi speciali, ufficialmente approvate in questi giorni, coscienti di questo nucleo interno non baratterà la propria libertà né provocherà scontri a fuoco ma risponderà a qualsiasi tipo di aggressione con le armi di cui è in possesso: compreso l’esplosivo. La scelta del settore d’intervento da parte dei Nap è determinata dalla importanza che riveste il settore stesso, nel quale si trova la maggiore concentrazione controrivoluzionaria che si traduce nell’apparato repressivo: colonna portante dell’organizzazione egemonica sulla quale si basa la perpetuazione dello sfruttamento ed asservimento al capitale. Consideriamo giuste e rivoluzionarie le lotte dei detenuti francesi, inglesi, tedeschi, statunitensi, etc. e più da vicino degli italiani (le nostre), non solo perché esse tendono alla reale abolizione dei Codici-banditi fascisti ed alla acquisizione di quegli elementari diritti umani e sociali sinora negati, ma proprio perché vanno a collocarsi nella più vasta strategia della giusta lotta di classe portata avanti dal proletariato provvisoriamente libero solo se sfruttato, del quale i detenuti sono parte integrante, pur declassati, che non si può né si deve, per giustizia politica e coerenza, ignorare. I prigionieri della politica capitalista hanno preso coscienza, pagandola sulla carta e con la propria pelle, della scienza Marxiana alla quale e non poco e non ultimo ha contribuito Bruce Franklin e perciò si organizzano, lottano e lotteranno, pur ignorati volutamente dai comunisti revisionisti, pur gettati a mare dal cosimo extra-parlamentare, pur massacrati, alienati, assassinati, violentati nella loro umanità dal potere democristiano, nei modi, tempi e luoghi che di volta in volta si renderanno necessari. I detenuti, i sottoproletari, i cosiddetti “delinquenti”, prima ancora di essere tali sono proletari: proletari investiti dalla violenza della disoccupazione, dell’ignoranza, dello sfruttamento, della fame, della miseria, della cultura, dell’organizzazione sociale della dittatura borghese. Ed è a questa violenza che i Nap oppongono la loro organizzazione rivoluzionaria posta in essere quale unico evolutivo sbocco di lotta che non presenti le caratteristiche compro missionarie dei revisionisti, quelle opportunistiche extra-parlamentari, entrambe politiche fallimentari ormai del tutto funzionali alla complessiva stabilità del potere borghese. Lotta armata per il comunismo. Creare e organizzare 10, 100, 1000 NAP.
Roma, 6-5-1975.
Pubblicato in progetto memoria, Le parole scritte, Sensibili alle foglie, Roma 1996, pp. 234-235.
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