Massimo Pirotta
31 maggio 2015
Durante e immediatamente dopo i conflitti sociali degli anni 70 furono migliaia le persone incarcerate in Italia con l’accusa di banda armata e associazione sovversiva. Molte delle quali, poi assolte per estraneità ai fatti. Una cella tra spari e repressione. Alla tv, una frase: “Nel commando anche una donna”. Vista come eccezione più che come scelta autonoma: non per amore di un uomo né per chissà quali frequentazioni. Donne e statuto dei lavoratori, legge sull’aborto e sul divorzio. Donne operaie della casa. Il divenire a più percorsi. Il libro di Paola Staccioli è coraggioso, senza tabù e censure, narra di scatti esistenziali, soggettività femminili, vite sacrificate. Che non possono essere scollegate da quelle di reparti, corpi e leggi speciali dello Stato. Comunque la si pensi. Dare e ricevere sofferenza: miscela esplosiva. È un libro di storie più che di storia. Dieci donne: determinate, braccate, incarcerate, uccise. Attiviste politiche, nel loro sogno militante. Sino al nuovo millennio. Atti giudiziari e voglia di emancipazione, cronache giornalistiche e bandiere a lutto. Un mazzo di fiori sull’asfalto per coprire il sangue. Riflettere a tutto campo e senza pregiudizi su vicende anche molto diverse tra loro. Come quella della brigatista Mara Cagol o quella dell’anarchica Sole, suicida nel ’99. Una voce “altra”, strumenti di lotta diversi. Piccole illegalità invece che azioni armate, ma una stessa volontà di opporsi radicale al sistema. Per questo è nel libro. La testimonianza di Silvia Baraldini e il suo “caso americano”. Elena Angeloni che nel 1970 lascia la famiglia per lottare con il popolo greco contro la dittatura dei colonnelli. Ed altre che decisero di aderire alle diverse formazioni armate nel corso degli anni. La memoria non deve trasformarsi in un angolo idilliaco in cui rifugiarsi. Il paradiso degli ideali perduti. Dei pensieri cristallizzati. Perché il passato è materia viva, tra ristrutturazioni neo-capitaliste, dissociati e pentiti dietro le sbarre ed inedite pulsioni rivoluzionarie.