I cambiamenti avvenuti in Italia sono molto importanti: la borghesia è riuscita a dotarsi di un governo forte. Governo dotato di maggioranza solida e ben più omogenea che la precedente e, novità assoluta, con l’estromissione dei residui di sinistra riformista-revisionista dal parlamento, la riduzione della rappresentanza ai due grandi partiti borghesi, di destra e di centro. In effetti, questo “terremoto” è ancor più comprensibile nella strategia collaborativa che i due grandi partiti hanno proclamato ed avviato: oggi in Italia la borghesia è riuscita a dotarsi di un governo forte e di un parlamento di semplice supporto!
Non siamo certo noi a piangere su questa semplificazione istituzionale che, al contrario, può rendere più facilmente riconoscibile la natura di classe delle istituzioni, dello Stato. Che può permettere, più facilmente, di liberare i movimenti di massa dall’eterna illusione sull’alternanza governativa. L’estromissione della sinistra riformista – revisionista, in questo senso è molto positiva: drasticamente ridimensionata, prima che nei voti (1 milione sui 3 precedenti!), dal discredito accumulato nel suo immondo doppiogiochismo, concludente sempre in capitolazione e subordinazione alla politica antiproletaria ed imperialista del governo Prodi. Difficile sarà ora svolgere il suo ruolo di recupero e sabotaggio, dall’interno dei movimenti di massa. Perché questi, in crescita da tempo, si stanno pure radicalizzando in contenuti e forme di lotta.
D’altronde lo scenario che si prospetta sta ancora evolvendo e, dalla sua entrata in carica, il governo insieme a Confindustria hanno dato chiaramente la direzione: attacco su tutti i fronti contro il proletariato e, all’esterno, contro i popoli oppressi. Obiettivo immutato: aumentare il tasso di sfruttamento, aumentare i profitti, conquistare posizioni nella competizione mondiale.
Uno dei primi provvedimenti è così il salto di qualità repressivo rispetto ad una lotta popolare in corso da lungo tempo. La lotta delle popolazioni della Campania contro il saccheggio capitalistico del territorio (perché questa è la sostanza e la causa della crisi dei rifiuti), verrà affrontata con la militarizzazione, con la minaccia aperta di incarcerazione e pesanti condanne per chi si oppone! Mentre, sul fronte della guerra imperialista, l’ora è alla “revisione delle regole di ingaggio” cioè all’aumento della partecipazione alle operazioni militari dirette da parte delle truppe italiane. Per non parlare dei tanti altri piani di collaborazione con il padrone USA, già avanzati con il precedente governo ed ora destinati ad ulteriore accelerazione: in particolare lo sviluppo dello “scudo stellare”, ed i preparativi di aggressione all’Iran (nuova tappa della neo-colonizzazione del”Grande Medio Oriente” e di dominio delle rotte del petrolio).
Questo breve e sintetico quadro per dire che il caso italiano conferma drammaticamente le previsioni: l’aggravamento della spirale di crisi capitalistica (di cui il crack finanziario-immobiliare è la punta dell’iceberg) non poteva che spingere alla recrudescenza della guerra interna e della guerra esterna!
Infatti:
- Analoga tendenza è in atto nei paesi europei, in particolare nei due “motori dell’UE”: Francia e Germania. In quest’ultima si assiste al tentativo di contenere la rinascita del movimento rivoluzionario, con strategia e mezzi simili alla controrivoluzione italiana. Strumento principe ne sono i reati associativi. Come qui imperversa l’uso dell’articolo 270 (codice fascista), così in Germania è il bismarkiano articolo 129 (ideato per la repressione anti-marxista); e, come qui si colpiscono principalmente i tentativi di dare concretezza al processo rivoluzionario ed al suo strumento fondamentale – cioè il Partito Comunista armato del proletariato – così in Germania vengono colpiti i nuclei militanti che concretamente si pongono, quanto meno, nella prospettiva rivoluzionaria (processo “Militant Gruppe”).
- L’escalation militarista ed oppressiva che, in Euskal Herria, il Movimento di Liberazione Basco affronta coraggiosamente e ad un grande livello politico-militare. E in fronte unito con il PCEr e la Resistenza antifascista (tra cui i Grapo), nella Spagna intera.
- L’escalation similare in Turchia e Kurdistan, rispetto alla forte Resistenza delle forze rivoluzionarie, indipendentiste e comuniste; per altro come aspetto del più generale scontro attorno ai suddetti piani imperialisti di “Grande Medio Oriente”.
- In America Latina l’imperialismo Usa, rabbioso per la relativa perdita di controllo, moltiplica aggressioni, provocazioni, manovre. Tra cui le più pesanti mirano a liquidare le potenti guerriglie in Colombia e Perù, ad impedire l’approfondimento del processo rivoluzionario, la sua estensione ad altri paesi.
Ci fermiamo a queste realtà, che sono numerose in tutto il Tricontinente. Come già dicemmo anni fa, la questione da comprendere e da tradurre nella prassi è che l’irresolubilità della crisi capitalistica, generale e storica, alimenta irreversibilmente i caratteri autoritari e militaristi dell’imperialismo e la tendenza alla guerra inter-imperialista. E che, lungi dal rifugiarsi in lamentele garantiste e in invocazioni alla democrazia e al diritto violati (che politicamente fanno il paio con tattiche opportuniste e neo-revisioniste), bisogna affrontare lo scontro per quello che è.
Anzi, farne occasione per imparare a lottare e combattere, terreno di crescita del movimento di classe verso l’unica prospettiva concreta: la lotta di potere, per il rovesciamento del sistema. Questa maturazione, questo processo rivoluzionario si danno trasversalmente su più piani. Evidentemente sono diverse le esperienze di organizzazione territoriale o di fabbrica, ed ancor più i percorsi di Organizzazione rivoluzionaria tendenti al Partito, ma oggi si intravedono preziose possibilità di muoversi tutti insieme, parallelamente.
Per esempio, nella lotta contro la repressione ed in sostegno ai prigionieri/e politici/e. Perché, più di ieri si comprende che, al di là delle loro posizioni politiche, attraverso essi/e si gioca quello che è interesse generale di classe e del movimento di classe rivoluzionario nel suo insieme. Perché, più di ieri si comprende che le forme avanzate di repressione – isolamento, la carcerazione speciale: 41 bis in Italia, Fies in Spagna, Tipo F in Turchia, ecc – tendono a quella militarizzazione della lotta di classe; sono vere e proprie armi puntate contro il movimento rivoluzionario.
All’avanguardia di questa internazionale del terrore chi altri se non gli Usa? È chiaro che Guantanamo, Abou Ghraib, le prigioni segrete, sono l’orrenda punta di lancia della macchina terroristica dell’imperialismo. Che esse informano e conformano l’arsenale di tutti gli altri Stati imperialisti, a gradi diversi però. Non bisogna fare un indistinto amalgama demagogico tra livelli ben diversi di repressione e/o annientamento; mentre è vero che il filo che li attraversa e li unisce è lo stesso: il filo nero dell’oppressione del proletariato e dei popoli.
Perciò la lotta intorno al carcere, ai prigionieri/e, ed il fronte unito dei movimenti di classe contro la tendenza alla militarizzazione è, oggi più che mai, trasversale, necessario, e terreno su cui costruire una nuova e più avanzata unità.
CONTRO LE PRIGIONI DELL’IMPERIALISMO!
CONTRO L’IMPERIALISMO PRIGIONE DEI POPOLI!
AFFRONTARE LA REPRESSIONE, PREPARANDO LA RIVOLUZIONE!
Militanti Comunisti imputati al processo PCP-M di Milano.
19 giugno 2008
Al momento di spedire questo intervento veniamo informati del grave attacco contro alcuni compagni/e belgi/e, fra cui alcuni/e impegnati/e nel Soccorso Rosso da anni. Esprimiamo loro tutta la nostra solidarietà e fraternità! Viva l’unità internazionalista proletaria – uniti si vince!