La controrivoluzione degli anni ’80 e i compiti delle forze rivoluzionarie. Roma, Aula Bunker Rebibbia, Processo per insurrezione – Documento di Marcello Ghiringhelli allegato agli atti

La celebrazione di questo processo, voluto e diretto come atto politico dallo Stato a regime democristiano – coadiuvato e sostenuto attivamente dalla “sinistra” revisionista istituzionale – tende sostanzialmente a sancire che: la strategia della lotta armata, in una guerra di lunga durata, per la conquista del potere e l’instaurazione della dittatura proletaria – in un paese del centro imperialista – è impossibile. Così come l’esito assolutorio, deciso in precedenza in sede politica, ha il compito di cristallizzare nell’atto del formalismo giuridico un preciso rapporto di forza generale tra borghesia imperialista e proletariato.

La stessa gestione dell’inchiesta prima e della seguente divisione in due atti processuali, mette in luce un preciso progetto di carattere politico mirante a rendere spoglia e imbelle la storia e la progettualità politica delle Brigate Rosse in questi vent’anni. E questo, attraverso la manipolazione degli ex militanti, passati a vario titolo nel campo avverso. Quindi, commercializzando ad arte questi figuri sui mass-media, viene irradiata un’immagine politica delle Brigate Rosse completamente capovolta nella sua essenza politica e dirittura morale.

Il motivo, dal punto di vista della borghesia imperialista, è semplice e lineare: si tenta, demonizzando l’immagine politica complessiva delle Brigate Rosse, di dichiararne la morte politica e con esse quella delle prospettive della classe che le ha generate e le genera, il proletariato!

Questa morte è una necessità politica vitale per la borghesia imperialista, in quanto la morte delle Brigate Rosse le permette di azzerare circa mezzo secolo di conquiste di classe e di aprire un’era di restaurazione di vallettiana memoria.

Questo, in quanto presupposto indispensabile al varo di una vasta gamma di iniziative di carattere economico, finanziario, sociale, militare e politico, come controtendenza alla dinamica sviluppo-crisi dell’imperialismo e dell’intero sistema ai vari livelli, che si evidenzia negli USA in maniera più marcata.

In questa condizione, ogni Stato del centro imperiale si deve attivizzare per contenere e rimandare lo sviluppo oggettivo della crisi, che sempre più tende a configurarsi come crisi politica del sistema (il cui sbocco non può essere che la guerra), con vari livelli di profondità per ogni singolo paese dell’area occidentale.

Il nostro paese, nella realtà, è un paese assolutamente non pacificato, dove la resistenza operaia e proletaria dimostra che non è disposta a subire i costi della crisi. In sostanza, esiste un continuo scontro politico e sociale, da cui la rifunzionalizzazione dei poteri dello Stato, un progetto che serve per costruire un’ulteriore serie di gabbie e filtri per contenere l’autonomia di classe all’interno della compatibilità delle necessità della borghesia imperialista.

È in questo contesto che si inserisce, impattando i progetti della borghesia imperialista, l’attacco al senatore DC Ruffilli, sviluppato dalle Brigate Rosse. Un attacco incentrato e calibrato a colpire al cuore lo Stato nel suo massimo progetto: la rifunzionalizzazione, appunto! E ciò annientando nella sostanza le gambe su cui camminava il progetto di governo, disarticolandone così il centro-motore e quindi mettendo in piena luce le reali intenzioni della borghesia imperialista in questa fase nel paese.

L’esito politico ottenuto dalle Brigate Rosse è stato di disarticolare e di rallentare lo sviluppo della rifunzionalizzazione dei poteri dello Stato e nel contempo ha favorito la defenestrazione del governo De Mita e del suo staff.

È sui fatti concreti che si deve misurare la vitalità o la morte delle Brigate Rosse e cioè sul terreno concreto della guerra di classe!

In questi venti anni, le Brigate Rosse hanno dimostrato, attraverso una corretta analisi marxista-leninista della realtà concreta, che sono in grado, tramite la prassi-teoria-prassi, di sviluppare una corretta linea politica e di sapere incidere concretamente sugli assetti ed i progetti politici della borghesia imperialista a livello nazionale e internazionale.

Sul piano internazionale le Brigate Rosse da sempre sono state caratterizzate dall’antimperialismo, che non è in contraddizione con l’attacco al cuore dello Stato ma vive in rapporto dialettico con esso, sono cioè due facce della stessa medaglia, in quanto sia l’antimperialismo che l’attacco al cuore dello Stato vivono in unità programmatica per fare la rivoluzione nel proprio paese, contribuendo nel contempo a destabilizzare l’imperialismo dell’area geopolitica, attaccandolo nei suoi progetti integrativi, dando un contributo cosciente e concreto ai vari processi in corso nell’area geopolitica – siano essi tesi alla rivoluzione socialista, siano essi tesi alla liberazione nazionale – senza interferire sulla specificità politica di ogni singolo processo nazionale.

Con questa caratteristica, l’antimperialismo militante delle Brigate Rosse si è materializzato fin dal 1984 con l’attacco contro Roy Leammon Hunt qui a Roma. Mentre nel 1988 le Brigate Rosse hanno promosso una progettualità politica tesa a costruire nella prassi l’unità con le altre forze rivoluzionarie nell’attacco all’imperialismo e a ridimensionarlo sull’intera area geopolitica dell’Europa occidentale e dello scacchiere del Mediterraneo dando, nel concreto, il proprio contributo politico per la costituzione del Fronte Combattente Antimperialista, in una alleanza dialettica con la Rote Armee Fraktion (RAF). Alleanza sancita dall’operazione politica congiunta RAF-Brigate Rosse contro H. Tietmayer, sottosegretario alle Finanze a Berlino, nella Repubblica Federale Tedesca.

Compiutamente interno e propulsivo alla progettualità del Fronte Combattente Antimperialista è l’attacco sviluppato dalla RAF contro il presidente della Deutsche Bank, Alfred Herrhausen, il 30 novembre 1989 a Bad Homburg, Francoforte, nella Germania Federale. Attacco che gode di un incondizionato appoggio politico da parte nostra in quanto, in questa fase politica, l’Europa occidentale tende a rinforzarsi in termini politico-economico-finanziari complessivi, per concorrere all’interno dello schieramento imperialista al processo di coesione politico-militare promosso dalla RFT e dalla Francia e in cui il mondo finanziario, rappresentato da Herrhausen, svolgeva e svolge un ruolo non solo finanziario ma politico di primo piano, contribuendo nell’insieme a ridefinire le linee di tendenza delle politiche imperialiste dei prossimi anni.

Per l’ennesima volta, la realtà concreta si incarica di dimostrare la validità politica della scelta da parte delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente di attuare la ritirata strategica, che gli ha consentito di approfondire i termini dello sviluppo della guerra di classe di lunga durata. Quindi, all’interno di questa concezione politica, di operare un riadeguamento dell’impianto politico idoneo alle necessità imposte dallo scontro. Riadeguamento complessivo che permette alle Brigate Rosse di affrontare la fase di ricostruzione per creare le condizioni politiche e pratiche capaci di spostare in avanti i termini dello scontro e nel contempo di formare, nelle nuove condizioni politico-militari, i quadri militanti delle Brigate Rosse.

Sicuramente oggi è una fase delicata e complessa, ma le Brigate Rosse non sono mai state trionfaliste, ma molto attente a leggere la storia in termini materialistici e dialettici e ad operare di conseguenza, consapevoli che i problemi da affrontare e risolvere sono enormi, ma che esse li affronteranno con il dovuto rigore rivoluzionario che le ha sempre caratterizzate, con la forza della loro internità alla classe proletaria.

Per concludere, sono gli atti politico-militari che si incaricheranno di sancire la vita o la morte delle Brigate Rosse, e non certamente le pie illusioni della borghesia imperialista, dello Stato e dei suoi vari estimatori prezzolati.

Onore a tutti i compagni e ai rivoluzionari antimperialisti caduti.

 

Il militante comunista Marcello Ghiringhelli

 

Roma, 4 dicembre 1989

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