Venerdì 12-10, i prigionieri della sezione speciale del carcere di Trani si sono fermati all’aria contro l’imposizione di una ulteriore misura di isolamento che ha colpito un compagno di questo carcere.
Una risposta ad un nuovo attacco rivolto non solo al compagno colpito dal provvedimento, non solo ai prigionieri di questo campo, ma che tocca direttamente l’insieme dei prigionieri comunisti presenti nel circuito speciale.
A metà di questo mese il compagno Giovanni Gentile Schiavone è stato messo in “isolamento diurno” per due mesi. Si tratta di una misura di “aggravamento della pena” stabilita in questo caso come in altre centinaia di casi, dalle sentenze che sono state e che vengono erogate dai tribunali speciali dello Stato.
“Isolamento diurno” significa detenzione cubicolare, esclusione da ogni tipo di socialità e contatto con gli altri prigionieri, aria da solo, per tutto l’arco della giornata e per tutto il periodo stabilito dalla sentenza.
Questa forma di annientamento viene ora integrandosi e sovrapponendosi al trattamento cui i prigionieri rivoluzionari sono già sottoposti (frazionamento dei prigionieri in diverse carceri, in gruppi limitati a composizione bloccata, con selezione dei colloqui, corrispondenza e di ogni forma di rapporto con l’esterno, sottoposti a pressioni continue, fino ad episodi come il pestaggio dei compagni del Blocco B di Novara…). È a tutti gli effetti uno strumento ulteriore di pressione mirante a restringere i residui spazi di vivibilità e soprattutto ad azzerare ogni forma di agibilità politica: «i prigionieri non devono svolgere nessuna militanza attiva nello scontro rivoluzionario».
Il significato politico di questa misura, la sua essenza, è resa evidente dal fatto che – al di là delle responsabilità proprie della direzione di Trani (che si è assunta il compito di aprire la strada all’utilizzo di questo nuovo strumento di attacco contro i prigionieri) – la decisione è stata presa dalla Procura Generale di Roma e dal Ministero di Grazia e Giustizia. Il fatto che questo tipo di isolamento, scarsamente utilizzato in passato, venga ripescato e applicato oggi, a distanza di anni, la sua possibile generalizzabilità, ne rivelano l’obiettivo reale: la distruzione dell’identità politica di quei prigionieri che non rientrano nei processi di riconciliazione e ricompatibilizzazione dello Stato.
In questo non c’è nulla di casuale. È sempre più evidente infatti il carattere unitario di questa strategia a livello europeo contro tutti i prigionieri della guerriglia: l’isolamento come linea di attacco che informa la politica controrivoluzionaria di ogni singolo paese.
L’attacco cui sono sottoposti i prigionieri rivoluzionari in Europa occidentale, la necessità di eliminarli come contraddizione politica, è un obiettivo tutto interno alle dinamiche di ridefinizione degli assetti internazionali e al processo di costruzione del blocco europeo occidentale.
A questo scopo le stesse modificazioni del ruolo e degli apparati dello Stato segnano qui e in tutta l’area europea una forte radicalizzazione delle contraddizioni di classe, esaltate ed accelerate dalle esigenze di produzione imperialista e di guerra.
La duplice dimensione di questo processo sta definendo sempre più concretamente quale sia il terreno su cui è possibile collocare e sviluppare la lotta dei prigionieri.
I termini in cui lo Stato qui sta affrontando la contraddizione rappresentata dai prigionieri rivoluzionari sono interni al più generale quadro determinato dai processi di ridefinizione degli Stati imperialisti e di ristrutturazione capitalista, che stanno determinando un modello di “impatto frontale” nella soluzione delle contraddizioni cui deve far fronte ad esempio tanto la ripresa dell’iniziativa operaia che il movimento di lotta alla ristrutturazione dell’università, che l’opposizione alla crociata imperialista nel Golfo. Tutto ciò porta alla luce il terreno e il livello attuale di scontro per tutte le forze proletarie e rivoluzionarie.
Così come è chiaro che, impattare realmente la strategia imperialista di annientamento dei prigionieri politici significa lottare contro le diverse situazioni di isolamento imposte dagli Stati europei nel loro insieme come lotta unitaria dei prigionieri e del movimento rivoluzionario in Europa occidentale.
Lottare insieme
Un gruppo di compagni del carcere di Trani
Trani, 13 ottobre 1990
Un pensiero su “NO ALL’ISOLAMENTO! Documento di un gruppo di compagni del carcere di Trani”