Per comprendere i passaggi salienti che hanno costituito il processo di riadeguamento dell’O, all’interno della RS fino alla sua attuale situazione vanno considerati due piani:
1) Quello del contesto attuale dello scontro.
2) L’altro relativo alle dinamiche che fanno vivere l’O. in questo scontro. Piani dialetticamente connessi ma che separeremo nell’analisi per meglio individuare, nel processo discontinuo che dall’82 ad oggi ha segnato un percorso di avanzate e ritirate, di sviluppo non lineare nella coscienza che ne ha acquisito l’O.
Analizzare questi passaggi salienti è necessario per entrare nel merito delle contraddizioni e leggi di movimento interne ad una FR. che agisce in un paese capitalisticamente avanzato in modo da non isolare i fatti specifici dal contesto generale che li produce. All’interno va valorizzato per intero il bilancio interno sintetizzato dall’allora Esecutivo in carica.
Lo stato generale dei rapporti di forza usciti dalla controrivoluzione degli anni ’80 determinarono condizioni durissime nel lavoro rivoluzionario, si trattava e si tratta di ricostruire i complessi termini politico-militari della guerra di classe al livello dato dallo scontro all’interno della presa d’atto che l’attività della controrivoluzione oltre a ridisegnare i termini del rapporto politico tra le classi ha materialmente scoperto (scompaginato nel senso di ambiti toccati, conosciuti dalla controriv) l’ambito di riproduzione delle avanguardie (in senso relativo ovviamente e non assoluto) soprattutto nei poli industriali e serbatoi storici di riferimento e di riproduzione delle BR. La necessità di ricostruzione si pone prima che nella coscienza d’O. come esigenza politica impellente oggettivamente dovuta all’approfondirsi dello scontro avvenuto sia sul piano politico generale che rivoluzionario anche perché il dato storico e politico raggiunto dallo scontro di classe in Italia è tale che a fronte della controrivoluzione ha fatto sì che permanessero ampi margini politici di recupero e rilancio dell’attività rivoluzionaria. Il processo Prassi/Teoria/Prassi che si sviluppa all’interno della Ritirata Strategica, per quanto non lineare, permette all’O., misurandosi con lo scontro, di prendere coscienza del tipo di contraddizioni che la controffensiva dello Stato e gli effetti della controrivoluzione nel campo Proletario hanno immesso al suo interno.
È superfluo entrare in questa sede nell’analisi delle condizioni interne che hanno prodotto la logica difensivistica in quanto ampiamente trattata nel Bilancio interno e testimoniata dall’oscillazione nella Teoria/Prassi dell’attività svolta dall’82 fino alla battaglia politica con “seconda posizione” Ci interessa qui mettere in evidenza un aspetto dì quel periodo che solo nel medio periodo ha prodotto i suoi effetti negativi. Ci riferiamo alle modifiche avvenute nel modulo Politico-Organizzativo giustificate dal momento eccezionale e che dovevano essere temporaneamente adottate.
L’incapacità di uscire da questa eccezionalità per le contraddizioni politiche sopraddette ha comportato un impoverimento del corpo militante poiché privato del mezzo e del modo (la strutturazione del modulo) per formarsi e disporsi confacentemente al lavoro politico in regime di clandestinità e compartimentazione. Questo impoverimento ha favorito il verticismo delle sedi dirigenti e il prodursi non governato di dinamiche centrifughe e di gruppo, la perdita in ultima istanza del senso storico e politico della funzione dell’O. Un indebolimento che si ripercuoteva in negativo nel processo di riadeguamento in senso generale e nello specifico del processo di ricostruzione e di ricambio dei quadri dirigenti. Abbiamo messo in rilievo questa contraddizione perché importante dell’acquisizione da parte dell’O. del complesso funzionamento di una forza rivoluzionaria poiché in virtù dell’impianto Politico-Militare si sviluppa e agisce dentro ai criteri di un Esercito Rivoluzionario. Il difficile percorso di riadeguamento subisce una svolta quando insieme al ricentramento dell’analisi del quadro di scontro vengono analizzati questi nodi essenziali a cui l’O. doveva dare soluzione. Inizia così un periodo di commissariamento volto a ristrutturare e ridisporre il corpo militante non solo all’interno del modulo politico-organizzativo fondamentale (Cellule) ma adeguato alla coscienza complessiva che i compiti all’ordine del giorno richiedevano.
Questo processo interno di stretto indirizzo politico e di riorganizzazione necessariamente poteva formarsi solo nella messa in pratica dell’iniziativa d’O. col suo necessario portato, nell’attività di una ferma direzione e di disposizione/organizzazione delle forze che si dispongono sulla linea politica dell’O. A questo punto va tenuto conto che insieme all’approfondimento delle vecchie contraddizioni ereditate dalla sconfitta tattica dell’82 maturavano contraddizioni e problematiche di sviluppo prodotte dal duplice piano di Ricostruzione (interno all’O./esterno di direzione sul campo Proletario) perché il piano rivolto all’esterno implicava ed implica la capacità di effettuare la direzione adeguata alla fase di scontro Rivoluzionario. È evidente che un tale passaggio è divenuto di estrema importanza al fine di assestare il punto di equilibrio necessario affinché il processo di accumulo di contraddizioni e problematiche fosse governato verso la sua risoluzione. Infatti il commissariamento ha svolto questa funzione di governo soprattutto nella fase iniziale del processo avvenuto all’interno di un controllo politico dell’evolvere delle contraddizioni vecchie e nuove. Tutto ciò sino a che il movimento prodotto dalla stessa attività dell’O, non ha posto sul terreno aspettative e scadenze incalzanti. Una dinamica di sviluppo che riversandosi dialetticamente all’interno dell’O. in quel delicato momento di assestamento, ha messo in difficoltà; e punto d’equilibrio tenendo conto del duplice piano di ricostruzione nel lavoro dell’O. Ma non è questo il fattore principale che permette l’errore, il punto critico che ha portato gli arresti di settembre; poiché anche questo movimento era governato seppure dentro una sua maggiore complessificazione, poiché previsto e analizzato dall’allora CE in carica. A questo quadro va aggiunto un altro fattore dell’analisi relativo al doversi misurare con le risposte che lo Stato avrebbe messo in campo sia per contrastare gli effetti politici dell’attività dell’O, sia per il tipo di pressione militare volta a smantellare l’O. Entrambi questi aspetti erano stati analizzati, ma la risposta pratica, le decisioni allora prese non sono state all’altezza di assorbire questo tipo d’urto (come i fatti hanno dimostrato). Quel che importa mettere in rilievo è perché le risposte non sono state adeguate; allora al quadro soprascritto del complessificarsi dei compiti e che ha creato una certa instabilità del punto di equilibrio va più precisamente collocato questo elemento di equilibrio il quale ha a che fare col famoso fattore dell’unità del politico e del militare per quel che riguarda la parte interna all’O.
Sebbene l’ordine di contraddizione sia stato preminentemente di crescita, queste andavano governate tenendo soprattutto conto che implicavano lo sviluppo di una concezione politico militare assai complessa da articolare all’interno (figuriamoci all’esterno in quanto inerente alla definizione delle modalità di sviluppo della guerra di classe). Ovvero non esistono solo risposte politiche o solo militari e organizzative, questi due piani devono vivere all’interno di una stretta interrelazione altrimenti si crea uno squilibrio pericoloso e difficile da ricucire. In parole povere, benché si fossero prodotte molte aspettative politiche, il modo con cui l’O. doveva misurarcisi non poteva solo riferirsi alla capacità di comprensione politica delle problematiche ma il loro affrontamento doveva essere condizionato dai tempi di assestamento militare nel senso più ampio del termine comprensivo anche della capacità di assorbimento organizzativo delle strutture. In questo senso il C..E. in carica pur avendo colto in termini generali il portato dei problemi, venendo meno a questo principio, non è riuscito a governare le risposte e la direzione di movimento soprattutto sul piano della controguerriglia e a fronte dei danni materiali causati dalla trattativa (Soluzione Politica). Era necessario operare un “congelamento” della dinamica di crescita lineare, un tempestivo raffreddamento del processo di riorganizzazione interna compatibilmente a ciò che imponeva i tempi di assorbimento Politico Organizzativo delle strutture anche se ciò avrebbe comportato risposte più lente alle scadenze politiche che l’O. stessa aveva contribuito a maturare. L’aver disatteso a questa realtà è stato nei fatti aver separato il piano politico dall’aspetto militare e organizzativo favorendo la divaricazione del punto di equilibrio tra questi due fattori. Ripercorrendo i passaggi dell’ultimo periodo è chiaro che il governo dello sviluppo dei diversi fattori costituenti l’O. stessa, all’atto pratico é vissuto discontinuamente attraverso successivi strappi in avanti. Il segnale politico che era necessario frenare il movimento era venuto anche dall’esito delle assemblee dei delegati. In quel contesto andava privilegiato l’assestamento delle strutture relativo al reale assorbimento organizzativo, posticipando in un secondo periodo le scadenze politiche della formazione/rinnovamento delle strutture dirigenti. La riflessione che se ne può trarre è che se la ragione di fondo dell’errore che ha favorito gli arresti sta nella rottura di questo punto di equilibrio (nel senso delle decisioni prese che prescindevano da questo) nel contesto del periodo di assestamento e del più generale riadeguamento dell’O., il fattore scatenante, il detonatore che ha acuito questo squilibrio sono state le spinte prodotte dalle scadenze politiche che stavano sullo sfondo. Le scadenze politiche sono dettate da due fattori che interagiscono tra loro: il contesto politico dello scontro tra le classi e l’intervento rivoluzionario in esso dell’O. nel momento in cui è intervenuta in questo modo ha promosso le condizioni per un avanzamento e approfondimento del piano rivoluzionario, posto che va tenuto conto che introno all’attacco l’O. ha lavorato sul duplice piano di costruzione/formazione, il movimento che si è prodotto ha ulteriormente spostato in avanti il terreno che definisce le scadenze politiche sul terreno Classe/Stato. La seconda scadenza sullo sfondo è dettata dalla politica dell’Alleanza sul terreno dell’Antimperialismo e richiede da parte dell’O. il massimo della preparazione politico/militare, il massimo dell’assestamento nella formazione delle forze per le dimensioni dello scontro Antimperialista. Queste scadenze hanno premuto per un loro affrontamento in avanti con tutto quello che ne consegue in termini di modificazioni del piano di scontro e sono maturate nell’attività complessiva dell’O. generando una spinta oggettiva per delle soluzioni linearmente intese. Uno degli errori del C.E. nel definire le direttive di lavoro è stato proprio quello di riferirsi alle scadenze politiche senza concretamente valutare il sopraggiunto livello critico nel processo di assestamento interno dell’O. È bene precisare il senso che bisogna dare al termine “assorbimento organizzativo” in modo da evidenziare la piena valenza politica al di fuori della quale è possibile il rischio di un suo riduzionismo a mero significato tecnico. “L’assorbimento organizzativo” è la cartina al tornasole della capacità della struttura d’O. di saper attivizzare intorno al proprio lavoro tutte le energie proletarie di cui dispone traducendole via via in terreni sempre più stabili di Organizzazione di classe sul terreno della L.A. (reti, strutture, organismi) il tutto all’interno delle indicazioni generali dell’O. Un lavoro deputato a posare la basi, i mattoni fondamentali della fase di ricostruzione. In questo senso l’assestamento logistico e organizzativo nel senso tecnico del termine non esiste in quanto tale ma esso è il prodotto del lavoro politico dell’O. sul campo proletario e quindi di successivi livelli di responsabilizzazione delle Avanguardie verso lo scontro Rivoluzionario. È evidente allora come già nel lavoro delle strutture sia emersa la problematica della qualità della direzione come questione che attraversa orizzontalmente e verticalmente l’O. e che a livello di struttura non poteva che esprimere tutta la contraddittorietà del processo di formazione delle stesse. All’interno di ciò si può comprendere meglio la questione del punto di equilibrio nell’assestamento politico-militare delle strutture e come il complessificarsi dei compiti, i tempi differenti di movimento dell’evolvere delle contraddizioni e delle problematiche hanno creato una “massa critica” con tutto il corollario di errori a catena che ne sono derivati.
Aver analizzato le ragioni politiche ed i piani di contraddizione, non significa annullare nella dinamica di movimento le responsabilità degli errori che ai diversi livelli che si sono manifestati. Al contrario, poiché di volta in volta, seppure in modo frammentato questo quadro era stato focalizzato dal CE, e fatto presente (anche in termini di indicazioni politiche) sono più gravi gli atteggiamenti dei singoli che venendo meno ai compiti e alle direttive hanno fatto prevalere personali modi di condurre il lavoro sino ad episodi di vera e propria indisciplina. Ad un anno dal commissariamento si manifestavano in quasi tutte le strutture contraddizioni e problemi che seppure differenziati su questioni diverse erano originati dal medesimo meccanismo. Il C.E. pensò che fosse dovuto all’eccessivo “accudimento” che il commissariamento esercitava sulle strutture a tal punto da rendere le strutture e i compagni poco responsabili verso il lavoro. Questo perché molte delle contraddizioni si manifestavano anche sul piano politico. In questo senso fu fatto l’errore di una parziale riduzione del commissariamento. Questo fu un errore perché il C.E. si riferì alla manifestazione del problema senza capire che era originato dalla spinta che oggettivamente si era creata dall’attività complessiva dell’O, e che trovava le strutture ancora giovani (problema della giovinezza politica). Quindi conseguentemente il processo di formazione doveva continuare ad essere rigidamente governato misurandolo però sui nuovi termini di riferimento (sicuramente diversi al varo delle strutture).
In tal modo sarebbe stato più facile rapportarsi al grado di “assorbimento organizzativo” in quanto al controllo politico sarebbe risultato immediato e laddove le strutture avevano difficoltà politiche nel lavoro e porre i rimedi opportuni.
Sul piano politico generale a questo stadio del processo Rivoluzionario è necessario elaborare una vera e propria condotta della guerra di classe, per quanto particolare sia, ma anzi a maggior ragione della sua complessità si imponeva questa capacità riferita ovviamente all’atteggiamento tattico da tenere in successivi momenti di sviluppo del processo Rivoluzionario.
Tratto dagli atti del processo «Hunt – Prati di Papa»
Un pensiero su “Bozza di riflessione sugli arresti di settembre – Documento interno 1989”