Martedì 8 giugno un nucleo armato delle Brigate Rosse ha giustiziato il procuratore generale della Repubblica di Genova Francesco Coco. La scorta armata che lo proteggeva è stata annientata. Vale la pena di ricordare alcune tappe che hanno costellato la lunga carriera di questo feroce nemico del proletariato e della sua avanguardia armata.
– Settembre 1970. In via Digione crollano gli edifici di un intero quartiere che i pescecani dell’edilizia avevano costruito con i consueti criteri criminali. Risultano 18 proletari massacrati. Per Coco “Il fatto non costituisce reato”.
– Ottobre 1971. Nel carcere di Marassi vengono denunciati una serie di pestaggi, nei confronti di molti detenuti, che persino la stampa borghese definirà “di stampo nazista”. Coco archivia il tutto sostenendo che il pestaggio senza alcun motivo dei detenuti costituisce “legittima difesa preventiva”.
– Novembre 1972. Tramite il suo fedele scudiero Mario Sossi, costituirà quello che lo collocherà all’avanguardia dell’attacco controrivoluzionario sferrato dalla borghesia contro le avanguardie comuniste: il processo al gruppo rivoluzionario “22 ottobre”. L’obiettivo era quello di distruggere sul nascere ogni tentativo di sviluppare la lotta armata per il comunismo. A distanza di quattro anni possiamo constatare che questo obiettivo è chiaramente fallito, ma a suo tempo Coco non lasciò nulla di intentato e si adoperò con la consueta ferocia. Raggruppò intorno a sé l’intera équipe politica della questura di Genova manovrandola come un vero e proprio corpo speciale che con una serie incredibile di provocazioni “costruì” fatti e prove che utilizzati dal tribunale speciale assicureranno il risultato finale: quattro ergastoli e alcuni secoli di galera per tutti i compagni. L’uso in chiave militare di tutti gli organi dello Stato, che è oggi la linea scelta dalla borghesia per affrontare la sua crisi, trovò così in Coco un miserabile precursore.
– Maggio 1974. Le BR catturano e processano il manutengolo di Stato Mario Sossi. Lo Stato deve fornire una prova di forza. Se ne incarica il generale Dalla Chiesa effettuando un massacro di detenuti e ostaggi al carcere di Alessandria. Coco un anno dopo cancellerà l’episodio archiviando tutto. Concluso il processo a Sossi le BR riescono ad imporre lo scambio con i detenuti compagni della “22 Ottobre”. Rispettando la parola data le BR liberano Sossi. Coco, dando invece prova di infinita viltà, nega la libertà ai compagni. A questo punto il tribunale del popolo decide di porre fine al suo bieco operato e lo condanna a morte. Ora questa sentenza è stata eseguita, e gli aguzzini del popolo possono stare sicuri che se il proletariato ha una pazienza infinita, ha anche una memoria prodigiosa e che alla fine niente resterà impunito.
Compagni, nel tentativo di arginare la sua crisi la borghesia ha scelto la linea della crescente militarizzazione dello Stato. Incapace di controllare il movimento proletario e la sua avanguardia comunista con strumenti esclusivamente politici ha accelerato l’uso delle strutture dello Stato in chiave militare. Da tempo è così iniziato un rapido rafforzamento di tutto l’apparato coercitivo, con la creazione dei corpi speciali dei CC e della PS, che, coperti dalla famigerata legge Reale, scorrazzano come bande di assassini. Senza nessun clamore né atto formale la magistratura in blocco si è mobilitata istituendo veri e propri tribunali speciali che negli ultimi tempi hanno distribuito senza parsimonia secoli di galera alle avanguardie proletarie. Il tentativo di distruggere la resistenza proletaria viene completato dagli aguzzini che nelle carceri nulla tralasciano per arrivare alla distruzione fisica dei proletari detenuti. Magistratura, polizia, carabinieri, carceri, costituiscono ormai un blocco unico, sono le articolazioni cardine di uno stesso fronte militare che lo Stato delle multinazionali schiera contro il proletariato. Questo è il progetto della borghesia che, caduta ogni possibilità di uscire dalla crisi in maniera indolore, vuole imporre il suo ordine nell’unica maniera che gli è possibile: con le armi, la rifondazione dello Stato delle multinazionali dovrà avvenire su queste direttrici, dovrà essere imposta con la ristrutturazione di ogni movimento proletario autonomo.
In questa situazione, cadono le elezioni del 20 giugno, che dovranno stabilire il quadro politico, le alleanze politiche, che si faranno gestori della realizzazione di questo progetto. Il 20 giugno si potrà solo scegliere chi realizzerà lo Stato delle multinazionali, che darà l’ordine di sparare ai proletari. Chi ritiene oggi che per via elettorale si potranno determinare equilibri favorevoli al proletariato o addirittura creare una alternativa di potere, non solo opera una meschina mistificazione, ma indica una linea avventuristica e suicida. L’unica alternativa di potere è: la lotta armata per il comunismo. Occorre acuire la crisi di regime puntando l’attacco al cuore dello Stato. Occorre rafforzare il potere proletario armato costruendo il partito combattente.
In merito al processo di Torino, ripetiamo che tutti i militanti detenuti della nostra organizzazione sono prigionieri politici e ad essi va riservato il trattamento dei prigionieri di guerra stabilito dalla Convenzione di Ginevra. Il non rispetto di queste norme, sia per quanto riguarda la detenzione, sia per quanto riguarda l’andamento processuale, verrà giudicato per quello che è: crimine di guerra. Ad essi risponderemo con la giustizia proletaria e la rappresaglia.
Ricordiamo, ad un anno dalla sua uccisione, la compagna Mara, caduta in combattimento nella battaglia di Arzello. Il suo sacrificio non è stato vano. Altri hanno raccolto il suo esempio di militanza comunista e lo porteranno avanti fino alla vittoria.
BRIGATE ROSSE
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