12 dicembre 2007: Lo STATO delle STRAGI – Contro la RIVOLUZIONE PROLETARIA. Udienza preliminare processo “Partito Comunista politico-militare Pc(p-m)”. Dichiarazione di Davide Bortolato, Alfredo Davanzo, Claudio Latino, Vincenzo Sisi militanti per la costituzione del PC(p-m)

Ma che bella coincidenza questa data.

Così qui si vorrebbero processare dei presunti terroristi, proprio nella data simbolo di quello che è vero terrorismo: quello di stato!

Sì, perché c’è qualcosa di veramente malsano nell’isterismo anti-terrorista istituzionale: questo epiteto è imposto sempre e solo alla violenza delle classi subalterne, sfruttate, e delle nazioni oppresse.

Eppure il semplice buon senso dovrebbe riconoscere che chi si ribella, come classe o come nazione, lo fa per conquistare le masse alla lotta. E lo fa in base ad obiettivi e ideali di liberazione e trasformazione sociale.

Colpire indiscriminatamente tra le masse popolari è un semplice controsenso. Infatti (e questo nessuno ce lo può negare), il movimento rivoluzionario in Italia (e dappertutto nel mondo) ha sempre rivendicato e spiegato la propria lotta e le proprie azioni. Che sono sempre state indirizzate al sistema di dominio e sfruttamento: padroni, imperialisti, casta politica, forze repressive.

Lo stesso buon senso vuole, invece, che chi vive dello sfruttamento e dell’inganno delle masse, vede in queste anche un oscuro pericolo.

Cominciano a resistere, a non farsi più trattare da pecore e poi, non si sa mai, possono arrivare a pensare ad un mondo nuovo, senza servi né padroni… oddio, suprema bestemmia! Ecco allora che i padroni ed il loro Stato sono capacissimi di colpire le masse e le loro organizzazioni: le bombe stragiste si spiegano perfettamente. Ma quali misteri?! Ma quali verità da ricercare?! (I motivetti agitati dall’apparato mediatico di Goebbels).

Le prove sono schiaccianti: generali, servizi segreti, eminenze grigie di Stato, CIA, NATO-Gladio, truppa fascista ecc. E la più grande prova è nell’inconcludenza delle inchieste, dei processi, e nell’impunità.

Forse che dal lato nostro della barricata si può dire lo stesso?

Circa 50.000 (!) anni di carcere scontati (e si continua), per circa 6.000 militanti o semplici proletari coinvolti!

E mentre il movimento rivoluzionario ha rivendicato la morte di circa 130 persone (errori compresi), lo Stato, solo con le stragi, ne ha ammazzate più di 140; più altre decine ad opera delle forze di repressione nelle piazze o negli agguati ai militanti; più altre decine ad opera degli sgherri fascisti, agenti all’ombra dello Stato.

Mai lo Stato ha avuto la dignità della rivendicazione, sempre la viltà del depistaggio, fin verso l’avversario politico (come per Piazza Fontana)! Infine, ricordiamo che quest’uso malsano dell’epiteto “terrorista” ha un promotore: il nazismo. Questo affiggeva i manifesti, chiamando i Partigiani “banditen-terroristen”!

Noi non ce ne stupiamo: nazifascismo e democrazia formale borghese sono appunto figliati dallo stesso padre, l’imperialismo (i fili che li legano sono innumerevoli, e soprattutto i soldi).

 

Con il processo ai comunisti arrestati il 12.2.2007, ancora una volta si contrappongono nei tribunali borghesi due classi: borghesia e proletariato. L’una, la borghesia, che detiene il potere (cioè che nel tempo ha costruito in sua funzione un apparato repressivo e giuridico) accusa l’altra, il proletariato che, nella figura di alcuni militanti comunisti, cerca di costruire la propria autonomia politica di classe, cioè rivoluzionaria, cioè il Partito Comunista della classe Operaia. Proprio questa tendenza è il grande spauracchio per la classe dominante, ancor più oggi quando si trova impegnata nella grande competizione per la nuova spartizione del mondo, battezzata “guerra infinita”, e fatta di sedicenti “missioni di pace”.

È un cammino di morte e distruzione, gravido di contraddizioni, che si acuiscono fin dentro le formazioni sociali imperialiste. Un cammino che mostra, agli occhi delle grandi masse, la crisi del sistema e mette drasticamente in luce la necessità del suo radicale superamento.

Il capitalismo ha una logica interna mostruosa, l’aggressività concorrenziale porta inevitabilmente a guerre. E quando, per di più, si trova in crisi cronica di sovrapproduzione di capitale (ciò che ha determinato l’esplosione del fenomeno creditizio e di un consumismo drogato), non c’è altra soluzione che il grande scontro inter-imperialistico.

Sul campo di macerie altrui, i gruppi imperialisti e gli stati vincenti potranno ripartire con l’accumulazione.

Le evidenti ragioni economiche e di dominio mondiale della “guerra infinita” la configurano come fase di guerra mondiale strisciante.

Perché da questo genere di crisi-generale e storica il capitalismo non esce con mezzi ordinari. Non vi riesce nonostante trent’anni di attacchi alle conquiste della classe operaia e del proletariato, nonostante un aumento dello sfruttamento ed un arretramento delle condizioni di vita e lavoro epocali.

E anche qui, lo Stato delle stragi, operaie: a migliaia ammazzati nei Petrolchimici, alla Eternit, nei cantieri edili (e magari buttati via per strada come rottami..).

Quanti padroni sono finiti in carcere?! Eppure la morte di un operaio per cancro è spesso lenta ed orribile, ma i vostri pornografi del dolore (sempre stipendiati da Goebbels) sono troppo occupati con i padroni di ville e con i missionari di guerra imperialista.

Anche se i lavoratori sono diventati la merce che costa di meno, tutto ciò non basta. Il capitalismo in crisi è una belva feroce, mai paga, e la crisi si ripresenta sempre più acuta ad ogni curva della spirale.

Il vero limite alla barbarie che contraddistingue quest’epoca storica di putrefazione delle formazioni sociali imperialiste, è ancora la Rivoluzione Proletaria.

“O la Rivoluzione impedisce la guerra, o la guerra scatena la Rivoluzione”, Mao Tse-Tung.

 

La Rivoluzione Proletaria non si processa! Essa stessa è un processo storico, l’unica via possibile per l’emancipazione dell’umanità dalla barbarie capitalistica. La via democratica per la trasformazione sociale non è mai esistita, le classi che hanno il potere non lo cedono mai democraticamente, ma sempre in seguito a lotte rivoluzionarie.

A noi comunisti resta il compito di indicare, tracciare oggi questa via, la via della Rivoluzione Proletaria.

Possiamo farlo solo costruendo il Partito Comunista della Classe Operaia, che diriga, sviluppando la sua pratica rivoluzionaria, la lotta per il potere.

Noi ai proletari non facciamo promesse, non diciamo “vi daremo ..”, ma “Questa è la via. Combatti! Libertà e felicità si conquistano solo con la lotta e nella lotta, dentro un lungo processo rivoluzionario”.

 

I limiti e gli errori del passato, dei precedenti tentativi rivoluzionari, non sono un motivo per buttarli via (come la canea borghese urla in continuazione, invocando la morte del comunismo). Limiti, errori, contraddizioni sono la linea di frontiera da cui ripartire; sono da risolvere nei nuovi tentativi e facendo forza sulle grandi acquisizioni compiute. Come la pratica e la teoria della Guerra Popolare Prolungata, che tanti successi ha conseguito nel secolo scorso.

Una politica rivoluzionaria si può fare solo con l’unità del politico-militare, in un partito che raccolga le migliori forze della classe operaia e del proletariato, che unisca le rivendicazioni particolari, economiche e sociali, alla necessità dell’abbattimento dell’ordinamento capitalistico in una giusta dialettica partito/masse.

Per questo bisogna affrontare i diversi piani dello scontro, nel senso dello sviluppo dell’autonomia politica della classe: promuovere la crescita di organismi di massa dentro le lotte, e costruire il Partito Comunista Politico-Militare per dirigere la lotta per il potere. Il che vuol dire, naturalmente, rompere il cordone ombelicale opportunista, con il gioco politico istituzionale, sviluppando le lotte nel senso dell’accumulazione di forze entro una precisa strategia di lotta rivoluzionaria: la strategia della Guerra Popolare Prolungata universalmente valida per le classi ed i popoli oppressi dell’epoca imperialista.

 

– L’UNICA GIUSTIZIA È QUELLA PROLETARIA

– COSTRUIRE IL PARTITO COMUNISTA POLITICO-MILITARE DELLA CLASSE OPERAIA

– UTILIZZARE LA DIFESA PER ORGANIZZARE L’ATTACCO

– COSTRUIRE IL FRONTE POPOLARE CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA

– MORTE ALL’IMPERIALISMO, LIBERTÀ AI POPOLI

 

Bortolato, Davanzo, Latino, Sisi militanti per la costituzione del PC P-M

Un pensiero su “12 dicembre 2007: Lo STATO delle STRAGI – Contro la RIVOLUZIONE PROLETARIA. Udienza preliminare processo “Partito Comunista politico-militare Pc(p-m)”. Dichiarazione di Davide Bortolato, Alfredo Davanzo, Claudio Latino, Vincenzo Sisi militanti per la costituzione del PC(p-m)”

Lascia una risposta