Hanno il colore grigio scuro dell’inchiostro, nella foto in bianco e nero, le pozze di sangue intorno ai corpi. Quattro cadaveri lungo il corridoio. Tre giovani uomini e una donna. Piombati dal sonno alla morte. Genova, 28 marzo 1980. Il massacro di via Fracchia.
È notte fonda quando i carabinieri irrompono nella base delle Brigate rosse. L’artefice dell’azione è Carlo Alberto Dalla Chiesa. Nei mesi precedenti la colonna genovese ha lanciato un attacco contro le forze di polizia. Il generale vuole dare una risposta forte. Individua la base, sulle alture di Genova, seguendo le indicazioni di Patrizio Peci, dirigente brigatista arrestato nel febbraio e subito passato dall’altra parte. I militari scaricano odio e piombo sui quattro giovani sorpresi nel sonno.
La vita di Annamaria Ludmann si conclude così, a quasi trentatré anni, sul pavimento di quell’appartamento borghese, custode di un mosaico di ricordi familiari e di militanza. Figlia unica di profughi fiumani, aveva vissuto con la famiglia a via Fracchia dal 1963. Poi un breve matrimonio, periodi trascorsi altrove e infine il ritorno nella casa dell’adolescenza, da sola. I vicini la conoscevano bene. Discreta e gentile, prendeva il sole, curava le piante del giardino. Amava i libri e lo studio. Gestiva una base colma di armi e materiali. Non era ricercata.
A Cecilia, nome di battaglia di Annamaria, viene dedicata la colonna veneta delle Br. Insieme a lei, in via Fracchia, rimangono a terra Riccardo Dura, Lorenzo Betassa, Piero Panciarelli. In un reparto della Fiat Mirafiori compare uno striscione Onore ai compagni caduti a Genova.
Esecuzione sommaria, vendetta di Stato. Lo dicono in molti. Le foto, apparse sul «Corriere Mercantile» ventiquattro anni dopo, accrescono i dubbi. Ci sono particolari stonati. Come i corpi dei tre brigatisti in posizione prona, le braccia piegate all’altezza della tempia. Sembrano caduti mentre erano con le mani intrecciate dietro la testa. Arresi a un nemico deciso ad eliminarli.
Annamaria Ludmann – Cecilia
Chiavari (Ge), 9 settembre 1947 – Genova, 28 marzo 1980
Militante delle Brigate rosse, uccisa dai carabinieri insieme a tre suoi compagni in via Fracchia, a Genova.